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I personaggi

Rinaldini, Emiliano

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Emiliano Rinaldini (detto Emi) nacque a Brescia il 19 gennaio 1922. Figlio di un piccolo commerciante ricevette, insieme ai fratelli, un’educazione profondamente cristiana. La sua religiosità eserciterà una notevole influenza sulle scelte e sui comportamenti futuri. Si diplomò maestro elementare e insegnò a Salò, che divenne di lì a poco il cuore della RSI fascista. Nei primi mesi del 1943 fu tra i promotori di un Gruppo d’Azione Politica che si trasforma, per prudenza, in un Gruppo d’Azione Sociale con finalità caritative e assistenziali. All’interno del gruppo Emiliano accresce la sua profonda avversione al fascismo, già nutrita dalle posizioni del padre, che aveva sempre biasimato i metodi violenti del regime. Le stesse posizioni erano condivise anche dal fratello Federico che morì a 22 anni nel lager di Mauthausen, e dagli altri fratelli Rinaldini.

Dopo l’8 settembre prese contatto con cattolici e sacerdoti antifascisti bresciani e diffuse la stampa clandestina. Assolveva compiti di collegamento tra la città e i partigiani della Valsabbia e della Valtrompia, adoperandosi per procurare loro l’occorrente per resistere alla macchia.

All’inizio del 1944 fu costretto a trasferirsi a Milano per evitare l’arresto, ma la lontananza dalla città non gli impedì di continuare ad appoggiare il movimento partigiano. Chiamato alle armi dalla RSI nel febbraio del 1944, dapprima si presentò all’arruolamento, pensando di poter continuare con la propaganda antifascista tra le truppe della RSI, ma di fronte al concreto rischio di essere mandato in Germania per l’addestramento, decise di fuggire e scelse la via della montagna.

Il 20 aprile 1944 fuggì dalla caserma e raggiunse gli altri renitenti alla leva che, male armati e male equipaggiati, diedero origine alla Brigata “Perlasca”. In un primo momento si rifugiò in una baita localizzata nei monti sopra Bovegno, in Valtrompia, poi si trasferì nella zona della Corna Blacca, sopra le frazioni di Pertica Bassa. Qui divenne vice-comandante del Gruppo S4 della neonata brigata “Perlasca” e operò tra Pertica Alta e Livemmo. Il 6 febbraio 1945 venne casualmente sorpreso da un rastrellamento della GNR a Odeno: venne catturato e sottoposto a vari interrogatori. Condotto dapprima a Livemmo, poi a Mura, quindi a Casto, poi a Vestone e a Idro, fu continuamente interrogato e torturato, ma non rivelò nulla che potesse danneggiare i compagni.

Riportato dai fascisti nelle zone della Pertica Alta, sperando di fargli rivelare i depositi delle armi o i nascondigli dei suoi compagni partigiani, la mattina del 10 febbraio venne trascinato da due militi fuori dall’abitato di Belprato, sul sentiero che porta alla chiesetta di San Bernardo, costretto a togliersi le scarpe e quindi, nel simulare un tentativo di fuga, costretto a correre e colpito a tradimento con una raffica di mitra nella schiena, che lo uccise. Venne ritrovato dai paesani sotto il sentiero, ripiegato su sé stesso, con addosso pochi oggetti: delle nocciole, una corona del rosario, e L’imitazione di Cristo, tutto suggellato dal suo sangue d’eroe.

È stato insignito della croce al valor militare alla memoria.

I personaggi

In questa sezione sono raccolte le schede biografiche dedicate ai più importanti personaggi legati ai gruppi partigiani delle Fiamme Verdi.

Almici, don Giuseppe

Difensore strenuo delle caratteristiche originarie e autentiche del movimento cattolico,

Bazoli, Stefano

Tra gli esponenti più ascoltati dell’opposizione al fascismo, Stefano Bazoli

Bendiscioli, Mario

Figura di grande intellettuale della Resistenza bresciana, Mario Bendiscioli fu

Bulloni, Pietro

Noto come l’avvocato della Resistenza, Pietro Bulloni fu il difensore

Gatti, Ermes

Nativo di Milano, nel quartiere di Porta Genova, Ermes Gatti

Gelfi, Salva

Salva Gelfi nacque a Cividate Camuno (Brescia) l’8 luglio 1925,

Ragnoli, Romolo

Romolo Ragnoli (nome di battaglia Comandante Vittorio) nacque a Brescia