Quando, il 6 febbraio 1944, ammazzano Lunardi e Margheriti è come se stessero fucilando padre e figlio. Ermanno Margheriti è la giovinezza al fianco della maturità di Lunardi. Già pronto alla morte, poco prima dell’esecuzione scrive a sua madre che questo «sacrificio non sarà il solo ed il mio sangue sarà versato per un ideale» dopo aver ribadito «quanto ho amato la mia Patria e per essa oggi offro la mia vita».
Il giovane Margheriti è nato a Cremona nel 1919 da un macchinista delle ferrovie antifascista. Nel settembre del 1940 si ritrova, dopo aver frequentato il corso allievi ufficiali del genio a Pavia, a combattere in Montenegro prima di essere trasferito in Piemonte e, poi, in Francia. Dopo l’armistizio, raggiunge Brescia dove organizza, insieme ad Astolfo Lunardi i gruppi ribelli dell’Alta Valle Trompia.
Nella notte del 5 gennaio 1944 viene arrestato dalla squadra politica della Questura appena messo piede a Brescia. Dopo crudeli torture e percosse, riescono a scucirgli alcuni nomi ed elementi importanti del movimento ribellistico prima che, dopo l’uccisione del fascista Benito De Spuches, il Tribunale speciale lo processi il 5 febbraio insieme a Lunardi con l’accusa di «organizzazione bande armate».
Margheriti e Lunardi vengono fucilati all’alba del 6 febbraio al poligono di tiro di Mompiano con in mano un piccolo crocifisso in mano.
Le Fiamme Verdi intitoleranno a lui una loro divisione.