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Bianchini, Laura

Laura Bianchini nacque a Castenedolo (Brescia) il 23 agosto 1903 da genitori di modeste condizioni. Con molti sacrifici riuscì a proseguire gli studi laureandosi brillantemente in filosofia e pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Si dedicò quindi all’insegnamento, prima nell’Istituto Magistrale e poi presso il Liceo Ginnasio Arnaldo di Brescia.

La formazione spirituale e culturale della Bianchini si sviluppò nell’Oratorio della Pace di Brescia, un ambiente dove il dibattito culturale era molto aperto al confronto e al pensiero critico e la gioventù cattolica era educata all’impegno “integrale” del cristiano all’interno del corpo sociale.

Aderì alla FUCI e al Movimento Laureati, due circoli universitari molto vitali e ricchi di spazi di discussione culturale e religiosa. Qui maturò progressivamente il suo antifascismo, che la portò poi a un impegno militante nella lotta per la resistenza. Nel 1943 entrò nella redazione del giornale antifascista “Brescia libera” elaborando scritti e volantini clandestini, che recano l’impronta della sua forte personalità e del suo carattere indipendente: in uno degli articoli, intitolato Ai nostri professori, esorta con accenti appassionati gli insegnanti italiani a non giurare al nuovo governo della RSI: «Voi avete la responsabilità gravissima di averci illusi, Voi che tacevate, che sopportavate, che non avete mai trovato il coraggio di dire a noi, giovani inesperti, la parola della verità… Se giurate, non siete educatori di anime, siete dei corruttori del costume».

Dopo l’8 settembre casa Bianchini ospitò le prime riunioni di esponenti militari e politici dell’antifascismo bresciano. Quindi, divenuta sospetta alla polizia fascista, si trasferì a Milano ove si occupò dell’organizzazione dei soccorsi ai detenuti politici, diresse l’ufficio assistenza alle famiglie dei patrioti caduti e si dedicò al soccorso dei perseguitati politici e degli ebrei, che aiutava a raggiungere la Svizzera mettendo spesso a repentaglio la sua stessa vita nel tentativo di salvarli.

Nel 1944 la Bianchini entrò a far parte delle “Fiamme Verdi”, dove collaborò con alcuni sacerdoti che, condividendo con le proprie comunità di base le scelte e i drammi della guerra, si ponevano in modo critico di fronte all’attendismo contradditorio delle gerarchie religiose: don Giuseppe Tedeschi, don Giovanni Barbareschi, don Giacomo Vender.

Nelle Fiamme Verdi la Bianchini operò nell’ideazione e nella stesura del foglio clandestino “Il ribelle”, di cui divenne subito coordinatrice e dove, pur in una situazione di emergenza e nei momenti più tragici della guerra civile, ella non rinunciò mai, accanto ai bollettini di lotta partigiana, alle immagini dei martiri, agli identikit delle spie, a proporre il suo messaggio spirituale: scrisse articoli appassionati sulla libertà, sull’ordine sociale e sulla crisi di civiltà che aveva colpito il mondo moderno. L’anima dell’educatrice sentiva l’urgenza di un’opera spirituale e pedagogica che partisse dall’uomo per arrivare ad una rigenerazione sociale e politica, cosa che continuò a ribadire ardentemente e in modo irrinunciabile.

“Il ribelle”, il giornale dei “ribelli per amore” voluto e fondato da Teresio Olivelli, che fece suo il motto già adottato da “Brescia libera”: “Esce come e quando può”, fu distribuito in tutto il nord Italia, arrivando quando possibile persino a Roma, grazie a squadre ben organizzate di distributori che si avvalsero soprattutto dell’opera delle staffette femminili. Molti articoli sono stilati dai sacerdoti citati nella pagina precedente, che si firmavano con diversi nomi di battaglia. Laura Bianchini firmò i suoi articoli con gli pseudonimi Penelope, Don Chisciotte e Battista, una scelta diversa da quella di molte partigiane cattoliche che si ispiravano al culto di sante eroiche nella scelta dei nomi di battaglia. Dai suoi scritti emerge il lavoro di approfondimento sulle ragioni della propria fede e la sua formazione filosofica con riferimento al personalismo cristiano, che pone al centro dell’ordine sociale la persona umana.

Una volta finita la guerra, Laura Bianchini proseguì il suo impegno politico partecipando ai gruppi di discussione e di elaborazione raccolti intorno a Giuseppe Dossetti; fu membro dell’Assemblea Costituente, ove i suoi contributi si legarono soprattutto ai problemi della scuola e della donna. Venne eletta alla Camera dei Deputati, nelle elezioni del 18 aprile 1948, nella corrente dei cristiano sociali di Giuseppe Dossetti della Democrazia Cristiana. Dal 1953 al 1973 Laura Bianchini tornò alla sua intima vocazione, l’insegnamento di storia e filosofia presso il Liceo Virgilio di Roma, città in cui si spense il 27 settembre 1983.