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Voci dal 25 Aprile: Acquafredda

acquafreddaal Sindaco, alle associazioni presenti e grazie a tutti voi per avermi invitato e per essere qui, in questa bella giornata che ha un profondo senso, per tutti noi, perché è un’occasione che abbiamo di sentirci pienamente una comunità. Prima di tutto, prima del significato storico del 25 aprile, prima del doveroso ricordo, questa giornata ci deve far riscoprire il motivo per cui noi ci sentiamo parte di una comunità e di un Paese.

Ogni volta che chi come me ha la fortuna di partecipare a ricorrenze come il 25 aprile in diversi paesi delle provincia e si deve quindi preparare ad affrontare appuntamenti come questi, immancabilmente ci sono alcune domande, o meglio alcune questioni che si pone.

La prima è quella di provare, ogni volta, ad essere un po’ originali, a non scadere nella retorica, a trovare qualcosa di particolare e, magari, stimolante da dire. Ed ogni volta ci si pensa, si riflette profondamente… Ed anche questa volta mi sono messo a farlo, per poi arrivare alla solita conclusione. Che è scontata e, forse, appunto quasi banale.  La prima parola che davvero mi viene, e ci viene, da dentro è “GRAZIE”. E’ una parola che noi siamo abituati, vuoi per abitudine, vuoi per buona educazione, a dire spesso nell’arco delle nostre giornate. Una parola che proprio per questo ha forse perso di significato, ma che se ci riflettiamo ha un significato profondo. Ringraziare qualcuno perché ha fatto qualcosa di buono per noi, perché si è impegnato per noi. Ed è bello poter dire che proviamo gratitudine verso qualcuno. Ed è ancora più bello poterlo dire su una cosa importante, fondamentale come quella della Resistenza e della liberazione del nostro Paese dalla dittatura.

La seconda parola che solitamente mi viene in mente è CORAGGIO. Spesso, quando è stato affrontato il tema della resistenza, se ne è parlato come se si stessero raccontando le imprese di persone eroiche, straordinarie, quasi di supereroi. Ma non è così. Chi ha combattuto la resistenza non era un eroe, e proprio per questo ha avuto un ancor più grande coraggio. E chi ha avuto la possibilità di leggere alcune delle lettere che i partigiani scrivevano quando erano imprigionati dai tedeschi, prima di essere torturati e poi ammazzati, capisce subito quanto fossero persone straordinariamente normali: scrivevano alla propria madre, qualcuno alla propria fidanzata, come farei io, come faremmo tutti noi. E la straordinaria normalità di queste persone ci inchioda ancora di più alle nostre responsabilità, ai nostri doveri di cittadini. Perché erano quindi uomini normali che, però, hanno avuto il coraggio di fare la cosa giusta. Ma giusta non secondo un interesse personale, cosa che banalmente tutti noi sappiamo fare. Ma la cosa giusta in senso assoluto, in generale, come decisione morale, come bisogno di rischiare la propria vita per la comunità, per il proprio Paese, per la propria famiglia. Per ridare dignità all’Italia. Ed è da questo che noi possiamo trarre un importante insegnamento. Perché tutti noi, anche nella vita di tutti i giorni, quando ci troviamo di fronte a un bivio e dobbiamo prendere una decisione, dentro di noi sappiamo sempre quale sia la cosa giusta da fare, ma spesso per comodità, per interesse, scegliamo di prendere un’altra strada.

Ecco, impariamo da chi è venuto prima di noi, impariamo ad essere corretti, a scegliere non la cosa più comoda, non quella che ci rende di più, ma quella più giusta. Vale nei rapporti personali,  sul luogo lavoro, vale su come viviamo le nostre città e i nostri paesi, su come ci relazioniamo alla politica, a come viviamo all’interno della società.
Perché è partendo dai comportamenti corretti, anche dai più semplici, che possiamo costruire quel Paese più giusto per cui hanno combattuto i partigiani.

Facendo così noi possiamo essere non solo dei testimoni, non solo persone che oggi hanno partecipato ad un semplice ricordo che rischia di rappresentare un appuntamento “dovuto” ogni anno, una data sul calendario in cui si dice qualche bella parola, si depone una corona di fiori.. ma possiamo fare in modo che sia un ricordo vivo, che ci permetta di portare avanti quei concetti, quei valori che hanno animato chi ha trovato anche la morte. Ideali che ruotano attorno all’idea di libertà: libertà di pensare, libertà di fare, libertà di essere.

Ricordandoci sempre, infine, che i valori della resistenza, della Costituzione, non sono prerogativa di una parte, sono, anzi devono essere un patrimonio per tutti noi, per tutti noi italiani liberi.

Troppo spesso il dibattito sulla Resistenza ha portato avanti una tesi secondo cui, alla fine della seconda guerra mondiale, una parte politica ha vinto ed una parte politica ha perso. Ecco, noi questa teoria dobbiamo combatterla con tutte le nostre forze, nella consapevolezza che la libertà, che la democrazia, sono patrimonio di tutti, non solo di qualcuno e sono valori a cui tutti dobbiamo ispirarci, non solo oggi, ma in tutti i giorni che verranno.

Ricordando sempre il passato, ma con lo sguardo fiero, alto e rivolto verso il futuro.

Viva il 25 aprile, viva tutti noi!

Michele Porretti