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Ricordo della F.V. Antonio Lorenzetti – Artogne, 23 Luglio 2015

Il 23 luglio scorso si è tenuto il tradizionale appuntamento, organizzato dall’Amministrazione Comunale di Artogne insieme alle Fiamme Verdi, all’ANPI, al Gruppo Alpini, all’Ass. Ex Internati e all’Ass. Divisione Acqui, per ricordare i caduti di tutte le guerre, e in particolare il ribelle Antonio Lorenzetti, nativo di Artogne, barbaramente torturato e fucilato dai fascisti a Darfo nel 1944 a soli diciannove anni. Dal suo esempio prese nome la brigata «Lorenzetti» della divisione FF.VV. «Tito Speri», che si coprì di onore nella lotta contro i nazifascisti.

Dopo la deposizione di una corona presso le Scuole Elementari, sulla targa ricordo della Divisione Acqui, il corteo accompagnato dalla Banda cittadina si è fermato presso il Municipio, al Monumento ai Caduti di tutte le guerre; il vicesindaco Federico Spandre con Roberto Ravelli Damioli, consigliere provinciale dell’Associazione Fiamme Verdi, hanno posato una corona. Il corteo si è poi fermato nella piazza dove c’è il monumento dedicato alla Resistenza e alla Libertà. Dopo l’alzabandiera e l’omaggio floreale è intervenuto il vicesindaco che ha ricordato il sacrificio di Antonio Lorenzetti e dei giovani che insieme a lui hanno combattuto sulle montagne di Artogne per liberare il Paese dall’occupante tedesco e dalla dittatura fascista e per donarci la Pace. La Pace che anche in questi giorni è calpestata dalle centinaia di guerre che ancora travagliano il mondo. Il messaggio che i Caduti, ancora oggi, ci trasmettono è quello di vigilare per difendere la Libertà e la Pace che ci sono state donate da coloro che hanno combattuto e sacrificato la giovane vita.

Ha poi preso la parola, per una breve riflessione, Bruno Fantoni, Fiamma Verde del Gruppo C2 superstite della Brigata “Antonio Lorenzetti”. Il Ribelle Bruno (nome di battaglia Carlo) ha omaggiato la figura dell’Amico Antonio e ha voluto ricordare ai presenti che le difficoltà che ancora oggi viviamo sono dovute principalmente al fatto che lo spirito che ha animato la lotta di Liberazione è stato parzialmente dimenticato, sollecitando i giovani ad approfondire e riprendere i valori che i Ribelli per Amore ci hanno tramandato.

Il discorso ufficiale è stato pronunciato da Luigi Mastaglia, che ha tratteggiato la figura di Antonio Lorenzetti del Gruppo C14 delle Fiamme Verdi, comandato da Franco Ceriani (Paolo). Di lui si è detto:

con il nome di battaglia «Tone», nel 1944 entra a far parte della grande famiglia delle Fiamme Verdi facendosi benvolere dai suoi comandanti e compagni, partecipa a numerose azioni di sabotaggio per liberare la Vallecamonica dai nazifascisti. Continuamente braccati, lui e i suoi compagni trovano spesso rifugio nelle cascine di montagna sopra Artogne dove la gente del posto, pur sapendo di correre un grosso rischio, si presta ad aiutarli …

Antonio, miracolosamente sfuggito all’eccidio di Malga Campelli il 24 giugno 1944 grazie anche alla sua formidabile destrezza, verrà catturato dopo un’azione di sabotaggio, nel territorio del Comune di Gianico, poco più di un mese dopo.

Il giorno della sua cattura viene così ricordato:

Il 28 luglio 1944 è una triste giornata per le Fiamme Verdi. Una pattuglia di ribelli agli ordini del caposquadra Luigi Macario, della quale faceva parte Antonio Lorenzetti, era stata incaricata di eseguire un attentato alla linea ferroviaria nei pressi della località Ruch di Artogne con l’intenzione di far deragliare un treno merci con materiale bellico tedesco. Il sabotaggio viene compiuto brillantemente ma, nel ritirarsi lungo una via campestre vi è uno scontro con una pattuglia di soldati tedeschi, avvertiti da una spia. Luigi Macario e Antonio Lorenzetti vengono feriti ma riescono a nascondersi in un campo di grano, seguendo vie diverse. Luigi Macario riesce, poi, a defilarsi trasportato sulle spalle da un altro partigiano. Antonio ordina a un suo compagno di scappare proteggendone la fuga e viene catturato. Trascinato a Darfo con una gamba spezzata davanti al comando Tedesco, seviziato e offerto al ludibrio dei presenti, è barbaramente fucilato nei pressi della cancellata del campo sportivo: aveva solo 19 anni. Alla sua esecuzione assiste, nascosto tra la folla, anche il Comandante della Divisione Fiamme Verdi «Tito Speri», Romolo Ragnoli, che in seguito racconterà i particolari di questo drammatico epilogo, ricordando la fierezza del comportamento di Antonio che nonostante le torture non ha tradito i suoi compagni. Ha detto di lui Ragnoli “…il suo sguardo si è incrociato col mio… bastava che mi indicasse tra quelli presenti alla sua esecuzione per avere salva la vita”. Nel luogo è stata posta una targa ricordo e gli è stata dedicata una via. Per onorare il suo sacrificio una delle cinque brigate della divisione «Tito Speri», operante da Pisogne a Darfo che comprendeva circa 150 uomini divisi in vari gruppi, da quel momento prenderà ufficialmente il nome di “Brigata Lorenzetti”, il suo sacrificio non è stato vano.

Mastaglia ricorda anche che il 25 Aprile 1986 il comune di Artogne ha assegnato una medaglia d’oro alla bandiera della brigata che ha preso il nome da Antonio Lorenzetti, con la seguente motivazione:

Il Comune di Artogne assegna medaglia d’oro alla bandiera della Brigata Lorenzetti Divisione Fiamme Verdi Tito Speri. La medaglia che onora la bandiera della Brigata con il nome di Lorenzetti caduto per la libertà combattuta con fierezza Alpina e per avviare l’Italia sulla strada di una nuova civiltà dove la dignità dell’uomo primeggiasse nei diritti doveri tra Cittadino e Stato.

L’oratore, ricorda infine come è nato il nucleo di Ribelli che poi hanno formato i gruppi della Bassa Vellecamonica: il C14 Monte Bassinale, il C2 Monte Fra ed il C1 Monte Corniolo, confluiti poi nella Brigata “Antonio Lorenzetti”:

nella casa di Don Ernesto Belotti, nell’oratorio del paese di Artogne, all’indomani dell’otto settembre 1943, si trovavano giovani volontari per aiutare gli sbandati che erano di passaggio per recarsi in Svizzera. Da quelle prime esperienze, è nata l’idea di creare il Gruppo delle Fiamme Verdi di Artogne, un gruppo tra cui, il Tenente Petrini, Cotti Cottini Domenico (Matematic), Ravelli Damioli Marino (Riccardo). Martinelli Lino (Mauriscì), Caterina Belafatti (insignita, dopo la guerra, del Premio Bulloni), Antonio Lorenzetti (Tone de la Al), Aldo Quetti (Provincia), Cotti Cottini Francesco (Lingia), Martinelli Pietro (Maredada), Spagnoli Giovanni (Vento), Lorenzetti Lorenzo (Ogna), Ottelli Bortolo (Pàpàtì), Ottelli Ventura (Ventura), Otelli Zoletti Cesare (Capù), Otelli Giacomo (Porcagn), Spagnoli Giacomo (Ciorcil) … ed altri.

Virgilio Cotti Cometti, membro del Direttivo dell’Associazione Fiamme Verdi di Valle Camonica e da anni organizzatore della commemorazione in onore di Antonio Lorenzetti, in una sua testimonianza pubblicata integralmente sul libro La terza età della Resistenza di Tullio Clementi e Luigi Mastaglia (2015), così ricorda l’Amico d’infanzia Antonio:

… l’ho conosciuto bene, aveva la mia età abbiamo fatto l’asilo e le elementari insieme e con noi c’era anche Quetti Aldo (Provincia) che dopo la guerra ha ricoperto per anni la carica di Presidente dell’ANPI. Loro quando hanno ricevuto la cartolina precetto non si sono presentati e l’arresto di Don Ernesto (il 4 dicembre 1943) li ha convinti a entrare stabilmente nel gruppo di Ribelli che faceva capo all’oratorio di Artogne. Hanno capito che era il tempo di schierarsi decisamente da una parte o dall’altra …

La scelta giusta, quei giovani, l’hanno fatta. Anche per sfuggire al reclutamento obbligatorio ma, già con la loro disponibilità ad aiutare chi fuggiva dalla prigionia, chi passava dalle nostre parti in cerca di abiti civili, di una via per l’espatrio, nel portare aiuto alle migliaia di soldati “sbandati” che tentavano di ritornare a casa ecc. già questo modo di essere volontari denotava la scelta della via per la Libertà contro la tirannia.

È giusto ancora a distanza di settant’anni parlare di Resistenza? È importante l’insegnamento della storia ai giovani? Sono domande che spesso ci facciamo. Si tratta di riuscire a far loro comprendere che gran parte del presente è strettamente legato al passato, a quel passato che, magari è appena dietro di noi. Senza la Resistenza non ci sarebbe stata la Costituzione. La nostra Carta Costituzionale, seppure ancora parzialmente applicata, è stata definita tra le migliori del mondo. I problemi che minano la Democrazia e la Libertà, nascono perché alcuni messaggi della Resistenza sono andati perduti. Se riuscissimo a convincere i Giovani a fare questo collegamento del passato rispetto al loro presente, sono convinto che riusciremmo, a coinvolgerli maggiormente.

Mastaglia, nel concludere, sottolinea le responsabilità e la malafede dei negazionisti, dei professionisti del revisionismo che continuano imperterriti la loro opera, anche in questi giorni, sostenendo: “Sono passati tanti anni, mettiamoci una pietra sopra, i morti sono tutti uguali! E poi: anche i partigiani hanno combinato molti guai!”

Quante volte abbiamo sentito e letto queste affermazioni? Quanta gente è onestamente convinta che ciò sia giusto? Per chi è cristiano, il perdono e la riconciliazione fanno parte della sua cultura ma, per il rispetto che dobbiamo ai valori, agli ideali, ai principi per i quali milioni di uomini e donne hanno sacrificato la loro vita nell’immane conflitto mondiale, noi riaffermiamo oggi che Resistenza e Fascismo non hanno la stessa dignità. Non possiamo accettare, lo dico davvero con forza e convinzione profonda, e non accetteremo la riabilitazione del Fascismo, né sul piano storico né su quello etico. Il Fascismo è nato ed e cresciuto nella violenza ed è stato sconfitto dalla storia …”

Il corteo si ricompone e si avvia a rendere omaggio al partigiano Luigi Perinelli, fucilato dai fascisti nel prato antistante il cimitero di Artogne. Nel luogo è stato realizzato un cippo sul quale si pone un omaggio floreale. Un omaggio che si accomuna a quello messo sulle tombe di Antonio Lorenzetti e Aldo Quetti (Provincia) combattente della Brigata Lorenzetti, già presidente ANPI, mancato nel marzo del 2000.

La cerimonia termina con la Santa Messa celebrata dal Parroco di Artogne, che ha voluto ricordare don Ernesto Belotti, insieme ad Antonio Lorenzetti e a tutti coloro che hanno donato la vita per la nostra Libertà, nell’Omelia ha detto tra l’altro:

Don Ernesto è una figura che non può essere dimenticata, specialmente in questa cerimonia in ricordo dei giovani Caduti e penso a come sarebbe bello vedere partecipare anche tanti giovani. Il vero problema è non dimenticare ma oggi si dimentica troppo facilmente perché mai come quando hanno vissuto questi nostri cari che ricordiamo, i tempi sono stati densi di significato. Se i nostri giovani, oggi possono essere liberi e parlare di libertà, anche in modo sbagliato perché tante volte per loro la libertà è poter fare quel che vogliono, dovrebbero onorare queste vite che sono state spese e donate per noi. A voi il compito di alimentare questa fiaccola, di portare alto questo testimone perché ciò che è stato non si deve mai dimenticare. La Santa Messa che celebriamo è offerta per questi nostri cari, per Antonio Lorenzetti, per tutti gli Uomini della Brigata, per tutti quelli che voi conoscete e, se permettete, anche per Don Ernesto Belotti.

Il corteo tra le vie di Artogne
Il corteo tra le vie di Artogne
La santa Messa al Cimitero
La santa Messa al Cimitero
L'onore alle tombe di Antonio Lorenzetti e Aldo Quetti
L’onore alle tombe di Antonio Lorenzetti e Aldo Quetti
Interventi delle autorità al Monumento alla Libertà
Interventi delle autorità al Monumento alla Libertà
Onore ai Caduti
Onore ai Caduti

(A cura di Luigi Mastaglia)