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Intitolata a Brescia una via a Laura Bianchini, partigiana e costituente

Bianchini
L’assessore Manzoni porta il saluto del Sindaco

Ricordo di Laura Bianchini in occasione dell’inaugurazione di una via a lei dedicata il 23 maggio 2015

di Chiara Celiker

Laura Bianchini è figura probabilmente poco nota, ma che merita di essere ricordata per l’importante ruolo politico e culturale svolto. Chi l’ha conosciuta la ricorda come una “cristiana integerrima”, una donna dal carattere duro e scostante ma dall’intelligenza viva. Due sono le passioni che animarono la sua vita: quella per l’educazione, nasce come docente e all’insegnamento ritornerà negli ultimi anni, e quella politica. Due passioni che non rimasero disgiunte, ma che furono sempre connesse l’una all’altra.

Nasce nel 1903 a Castenedolo, frequenta l’Istituto magistrale e poi si iscrive all’Università del Sacro cuore di Milano, dove si laurea in Filosofia. Durante gli anni universitari diviene presidente femminile della FUCI e in seguito, una volta terminati gli studi, presidente diocesano del Movimento Laureati. Anche grazie alla frequentazione di questi ambienti, matura in lei una forte coscienza antifascista che la porta ad impegnarsi attivamente nella Resistenza. A casa sua Laura Bianchini ospita le prime riunioni del Movimento di Liberazione Nazionale e la sua abitazione diviene, per un certo periodo, sede di una piccola tipografia presso cui viene stampato il giornale clandestino “Brescia libera”. In seguito ai sospetti della questura, è costretta ad abbandonare Brescia e a rifugiarsi a Milano presso l’Istituto delle suore poverelle, dove continua il suo impegno come membro delle Fiamme Verdi, movimento partigiano di orientamento cattolico. Qui è incaricata di fornire soccorso e assistenza ai rifugiati politici e agli ebrei e, tra il 1944 e 1945, diviene redattrice de “Il Ribelle”, giornale della Resistenza nato dall’incontro tra Teresio Olivelli, Carlo Bianchi e Claudio Sartori. Su “Il Ribelle” Laura Bianchini scrive numerosi e appassionati articoli, in cui si ritrova traccia della sua passione per le tematiche pedagogiche: dopo anni di educazione all’odio e alla violenza lei, infatti, ritiene necessario e prioritario, più che un rinnovamento politico, per quanto utile e opportuno, un nuovo impegno nell’educazione. Occorre intervenire sull’uomo, perché è da lui che nasce la società ed è lui che sceglie le istituzioni politiche ed è dunque da lui che è doveroso ripartire.

Dopo la Liberazione, nel 1946 è eletta membro della Costituente, nel collegio di Brescia e Bergamo. In questo periodo, torna ad occuparsi di tematiche educative, i suoi interventi, infatti, sono legati soprattutto alla politica scolastica e alla difesa della scuola privata in nome del pluralismo. Come collaboratrice del ministro Gonella, entra inoltre a far parte della Commissione nazionale di inchiesta per la riforma della scuola. Si presenta alle elezioni nella prima legislatura nel 1948, viene eletta, con un numero considerevole di voti, al Parlamento italiano come deputato della Democrazia cristiana e diviene membro della Commissione parlamentare di inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla. Al termine di questa esperienza, si esaurisce anche il suo impegno politico, non viene infatti ricandidata alle elezioni e torna a svolgere il lavoro di insegnante di storia e filosofia, sua prima vocazione, presso il Liceo Virgilio di Roma, città in cui ormai risiede e nella quale muore nel 1983.

Il giornalista Paolo Giuntella, suo illustre ex allievo, la ricorda con queste parole “Laura Bianchini è stata una grande donna cristiana, che appartenne a quella pattuglia di irriducibili cristiani alla ricerca della terra promessa, di nuove terre e nuovi cieli, nel silenzio come nelle stagioni di grande e pubblico impegno”[1].

[1] Giuntella P., Laura Bianchini: la testimonianza di un ex alunno, “Vita bresciana”, dicembre 1983, p. 11.

 

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La scopertura della targa