Associazione

Brescia

aderente alla

Federazione Italiana Volontari della Libertà

Menu

FF.VV. e Anpi Camune a Pratolungo in ricordo di Lorenzini

Il 29 maggio 2016 l’Associazione Fiamme Verdi e L’ANPI di Vallecamonica in collaborazione con i Comuni di Angolo Terme, Borno e Darfo Boario Terme, l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, l’Associazione Mutilati e Invalidi, i Gruppi Alpini di Angolo Terme, Darfo Boario Terme, Borno e i sindacati CISL, CGIL e UIL, in occasione della ricorrenza del 73° anniversario della Battaglia di Pratolungo dell’8/12/1943, hanno commemorato e onorato la figura del col. Ferruccio Lorenzini e di tutti i Caduti di quella tragica battaglia.

Mancava solo la neve a Pratolungo ma, la nebbia c’era, ad accogliere i partecipanti alla cerimonia per il  ricordo della battaglia di Pratolungo di Terzano Domenica 29 Maggio 2016.

C’era la nebbia! Come quel tragico 8 Dicembre 1943 quando … “verso le 13:30 il primo gruppo di partigiani, raggiunta la stalla di Pratolungo tra la nebbia, accese nell’interno il fuoco per approntare un frugale pasto caldo, iniziando a preparare i giacigli e a svuotare i sacchi. Il Colonnello Lorenzini si trovava ancora a Malga Guccione (che distava dalla stalla meno di 500 m. in linea d’aria) per le ultime incombenze, assieme a Ettore Gelmetti e Guido Rallo. Essendo giunti da pochi minuti, non si era ancora provveduto a istituire adeguati turni di guardia. Solo il Bonassoli si affacciò sull’ingresso per porre in postazione la mitragliatrice Breda. Non aveva ancora fermato al suolo il treppiede porta mitraglia, quando, carponi tra la nebbia, distinse le sagome dei fascisti”. (Testimonianza Bartoli). “… Con un grido rientrò, urlando che i fascisti stavano circondando la baita. Lo stesso allarme diede – il romano Pollastrelli – che si era allontanato pochi metri dalla cascina, per togliere la neve da due grandi paioli che aveva trovato nei pressi”. (Testimonianza Mauro Moneghini). Da Darfo erano partiti alcuni automezzi con a bordo circa 150 militi della –Tagliamento -, che giunsero nella piazza di Borno verso le 10, con il compito di attaccare Lorenzini, alla Malga Guccione e a Pratolungo.

Dopo il tragico scontro, cinque furono i partigiani caduti, Alessandro Cavalli ceraio di Brescia 35 anni; Mario Voltolini operaio di Orzinuovi 30 anni; due ex prigionieri russi, Ivan e Stefano ca. 30 anni; Enrico Stefani (Stefanic) 31 anni ex carabiniere di Santa Croce di Trieste; il romano Pollastrelli, gravemente ferito, creduto morto, venne abbandonato nella cascina, verrà recuperato due giorni dopo dall’Ufficiale sanitario di Darfo dott. Armando Barbolini, incaricato di recarsi in località Pratolungo per identificare i cadaveri e stendere il relativo certificato di morte, sul quale scrisse che tutti e cinque i caduti presentavano un proiettile nella testa. Morirono anche due militi fascisti ed un Ufficiale della Tagliamento fu gravemente ferito, recuperato dai camerati venne trasferito a valle.

Il Colonnello Lorenzini, con due dei suoi uomini, udendo dalla Malga Guccione la sparatoria, uscì in mezzo alla nebbia, ma venne improvvisamente accerchiato dai fascisti, e si arrese per non spargere inutilmente altro sangue.

I partigiani che, feriti o meno, furono catturati dai fascisti del 63º battaglione “Tagliamento” sul luogo del combattimento oltre al colonnello Ferruccio Lorenzini; furono trascinati a Mazzunno, a pedate, a schiaffi, a colpi di calci dei fucili, inseguiti da pesanti contumelie. I prigionieri, con le mani legate dietro la schiena, entrati in Darfo, furono svillaneggiati, bastonati e rinchiusi poi nella casa del fascio, dove subirono tormentosi trattamenti. Si ricordano: Bettoni Gianmaria; Bartoli Vittorio; Bonassoli Giuseppe; Moneghini Mauro; Rallo Guido; Castrezzati Paolo; Prosperi Girolamo; Rossi Dante; Gheda Giuseppe; Berardi Pierino; Gelmetti Ettore; Sbaraini Antonio; Questas Jorgu; Renault Reneé. Il dieci dicembre ne vennero arrestati altri tre che avevano ottenuto una breve licenza dal Colonnello e abitavano a Boario: Galli Vittorio; Bottarelli Giuseppe; Battaleni Alessandro ed un quarto Mascherpa Tancredi di Darfo (invalido di guerra).

(Note soprariportate sono state liberamente tratte da “40° Anniversario della Battaglia Partigiana di Pratolungo di Terzano – Il Gruppo Lorenzini – edito dal Comune di Darfo Boario Terme, BIM di Vallecamonica, Comunità Montana di Vallecamonica”)

Dopo l’Alza Bandiera e la deposizione di una corona al Monumento dei Caduti, i presenti si sono raccolti sotto la tettoia del bivacco a fianco del rifugio, per ripararsi dalla pioggia che cadeva copiosa, dove è iniziata la cerimonia in ricordo dei Caduti.

Il resoconto della giornata

Roberto Ravelli Damioli, a nome delle Fiamme Verdi e dell’ANPI vi ringrazio tanto perché il tempo di quest’anno non è assolutamente clemente, credo che come ben sappiate oggi noi ricordiamo il 73º anniversario della battaglia di Pratolungo. Ringrazio innanzitutto gli Alpini che ci sono sempre vicini, ci aiutano che ci danno sempre una mano mettendo a disposizione il rifugio da loro voluto è gestito. Ringrazio le Amministrazioni comunali che sono presenti, il sindaco di Borno la signora Vera Magnolini, e i due assessori dei comuni di Angolo e di Darfo, Sorlini e Mensi.

Credo che questo incontro sia, come sempre per noi Fiamme Verdi e ANPI assolutamente importante e rilevante perché in questa manifestazione noi ricordiamo il sacrificio del Colonnello Lorenzini e di tutti i suoi uomini. Darei subito la parola al sindaco di Borno e successivamente all’Oratore ufficiale Avv. Ivan Facchini.

Vera Magnolini, buongiorno, io sarò velocissima anche perché sono stata presa alla sprovvista. Ringrazio le Associazioni Fiamme Verdi e ANPI perché tutti gli anni ed in varie manifestazioni ci danno l’opportunità di ricordare quello che è avvenuto sulle nostre montagne, del sangue che è stato versato e quindi la possibilità di ricordare alla gente questi martiri che hanno dedicato e sacrificato la loro vita per la nostra libertà. Non sono parole retoriche, è la realtà, noi siamo qui impegnati a coltivare questo grande ricordo in un momento in cui ci sono delle grandissime problematiche a livello nazionale, europeo e mondiale. Questa pace che loro hanno conquistato non ce l’abbiamo ancora e non dobbiamo considerarla come un dato di fatto che dobbiamo pensare che c’è sempre una continua lotta per mantenerla. Quindi il fatto che siamo qui in “tanti” è importante, dico tanti perché la giornata è veramente una giornata da lupi, pensavo che ci potevano essere 6/10 persone invece siamo in tanti. Ringrazio gli alpini presenti perché senza di loro non si potrebbe realizzare niente e ringrazio tutti quanti hanno deciso di partecipare. Ascolteremo con molta attenzione le parole del relatore ufficiale che ci illustrerà il motivo per cui siamo qui convenuti. Grazie.

Ivan Facchini, anch’io ringrazio tutti, soprattutto per avermi dato la possibilità di intervenire e vi ringrazio per il tempo che dedicherete ad ascoltarmi. Ho preparato due pagine scritte, ma, prima di addentrarmi nella lettura delle medesime, che sono ragionate ma anche un po’ fredde, – come la giornata piovosa -, una parte di discorso a braccio può anche essere utile. Lasciatemi davvero condividere con voi la forte emozione che provo nel ricordare, la forte emozione che provo nel fare memoria; il ricordo e la memoria di ragazzi anche più giovani di me che hanno saputo sacrificare la loro vita ed hanno incontrato la morte proprio qui, su queste montagne, per donarci la libertà; fatemi ricordare Alessandro Cavalli, Mario Voltolini, Enrico Stefani (Stefanic), Ivan e Stefano che qui in questi prati hanno perso la vita e lasciatemi ricordare il colonnello Ferruccio Lorenzini ed i suoi compagni che una volta trasportati in quel di Darfo sono stati sottoposti a sevizie, vilipesi ed ingiuriati, poi trasportati a Brescia ed il 1° gennaio 1944 anch’essi fucilati. Nell’indicare i loro nomi, è evidente la presenza di nomi stranieri, due russi fucilati qui a Pratolungo, e, fucilati con Lorenzini a Brescia un francese Reneé Renault, un cipriota Questas Jorgu ed un italiano Bonassoli Giuseppe. Perché ho voluto fare riferimento a questi nomi? Perché anche su queste montagne, e il sindaco ne ha fatto cenno nel suo intervento, germogliava l’Europa unita, l’Europa che ci ha consentito di vivere oltre settant’anni di pace e di libertà. Non dobbiamo dimenticare che i paesi dell’Europa hanno determinato le più grandi tragedie del secolo scorso, le due guerre mondiali. La diversa nazionalità di questi giovani che qui hanno sacrificato la loro vita, penso ci possa indicare la strada da percorrere e quanto sia necessaria l’Europa unita. Nel condividere con voi la forte emozione che provo, voglio anche porre e pormi una domanda: se io, se noi tutti facciamo a sufficienza per salvaguardare questa libertà che ci è stata donata, conquistata con il sacrificio ed il sangue di tante donne, di tanti uomini e di tanti ragazzi.

A questi uomini va dunque oggi il nostro pensiero, carico di ammirazione e riconoscenza.

Possiamo dire che ciò che contraddistingue il sacrificio è la sua gratuità é trascurare le conseguenze personali delle proprie scelte, se queste scelte sono ispirate a valori che si ritengono superiori perché appartengono a tutti ed a tutti devono essere garantiti come diritti.

Basterebbe considerare la grandezza e la nobiltà di questo sacrificio per comprendere il significato fondamentale della Liberazione.

Cosa dire, allora, quali parole usare per far comprendere alle persone della mia generazione e di quelle successive l’importanza della memoria? Ne basterebbero 3, grandiose e indelebili: Libertà – Democrazia – Sacrificio che è stato l’indispensabile premessa per ottenerle.

Nella storia dell’umanità, il sacrificio ha uno straordinario valore di rinnovamento ed ogni volta che si compie ha il significato di una rivoluzione morale, perché all’apparenza è contro ogni ragione.

Nessun uomo ha fatto il dono gratuito della propria libertà in vista del bene pubblico, scriveva il Beccaria nella sua celebre opera “Dei delitti e delle pene” – Questa chimera non esiste che nei romanzi”.

Invece no! La resistenza e la guerra di Liberazione sono stati la dimostrazione che uomini e donne possono superare il pessimismo ed il cinismo della ragione che si fa rassegnazione, se si sentono chiamati a battersi per il bene sociale, se partecipano con passione, se credono in una giustizia che regola la convivenza, garantendo dignità della persona, uguaglianza e rispetto della libertà.

La Resistenza non è stata un romanzo! E’ stata una straordinaria vicenda di vite dedicate con speranza, coraggio ed altruismo all’affermazione di ideali altissimi ed è per questo che non dovrebbe essere difficile raccontarla a chi non vi ha partecipato e fare sentire i giovani parte di quella vicenda, senza avere timore di ripetere parole che non possono diventare vuote e retoriche se trovano corrispondenza nei nostri comportamenti di ogni giorno.

Il metro con cui si misura il valore e l’importanza di un sacrificio è l’utilità che ne deriva al bene comune, una categoria continuamente evocata ma troppo spesso disattesa, anche nella politica.

Allora c’è bisogno di ritornare a vivere la politica come il momento in cui si diventa responsabili delle proprie scelte, non solo nei confronti di sé stessi, ma soprattutto nei confronti degli altri.

C’è bisogno di nuove e continue dimostrazioni che ciò che nell’impegno nei partiti e nelle istituzioni viene dato alla politica non viene sottratto alla morale, che amministrare la cosa pubblica con senso pratico non significa farlo senza principi.

E’ questo il grande lascito nato dalla Resistenza, sfociato nella Liberazione e giunto sino a noi con i principi della Costituzione, a partire da quello dell’uguaglianza tra i cittadini e della ricongiunzione tra cittadino e persona. Riconoscere questi principi è la condizione per affermare la preminenza assoluta dei diritti inalienabili dell’uomo e allo stesso tempo costruire una società in cui tutti sono partecipi di una speranza collettiva; speranza di cui, oggi più che mai, per i giovani, per i lavoratori, per chi è in difficoltà, sentiamo fortissimo il bisogno.

Il compito della Repubblica è quello di raccogliere questa aspirazione, che ci è stata trasmessa dai partigiani per la Libertà e dai padri fondatori della Repubblica.

E oggi come allora la politica è chiamata ad interpretare le grandi questioni e ad affrontare i problemi che in ogni epoca si presentano ad ogni società, ancor più nella dimensione globalizzata della difficile attualità che viviamo: come ricercare e realizzare la giustizia sociale; come associare etica, responsabilità e aspirazioni; come mettere in relazione e far dialogare diverse identità e culture.

Sino a giungere a quel traguardo, intravisto con coraggio ed inseguito con doloroso sacrificio da tutti quelli che hanno messo in gioco le loro vite per rendere libere le vite di tutti noi: ricomporre il legame indispensabile, drammaticamente negato nell’esperienza della dittatura fascista, tra la politica e la moralità, tra lo Stato e l’interesse del popolo. Ricordiamoci della loro testimonianza. E facciamolo con rispetto ed immensa gratitudine. Andiamo allora con il nostro cuore a rendere omaggio ai partigiani per la democrazia,

Onore ai martiri della resistenza.

Onore ad Alessandro, a Mario, ad Henrik, ad Ivan, a Stefano al colonnello Ferruccio Lorenzini, a Paolo, a  René, a Kostantinos.

Viva la Resistenza, viva l’Italia, viva l’Europa.

Ravelli Damioli Roberto, grazie a Ivan Facchini per il significativo intervento. Nel concludere, noi in queste cerimonie che teniamo ogni anno, oltre al Colonnello Lorenzini e dai suoi compagni caduti, ricordiamo anche chi ha permesso di iniziare questa tradizione e mi riferisco a Ferrari Apollonio, a Dovina Francesco, a Giovanni Bettoni e Raimondo Albertinelli che molto tempo fa iniziarono a Pratolungo a ricordare i nostri Caduti. Ora ci sarà la S. Messa celebrata da don Ilario Berri ed al termine ci sarà la benedizione della corona che all’inizio, con l’alza Bandiera, abbiamo posato sul Monumento ai Caduti.

Alcuni passaggi dell’omelia

Don Ilario Berri, … chiediamo a Dio di togliere da questo mondo il peccato della guerra e della violenza, di liberarci dal peccato dell’odio e della vendetta, imploriamo il Suo perdono. … Nelle cerimonie di ricordo non è sempre facile trovare le parole come hanno fatto quelli che mi hanno preceduto, perché, tanti anni sono passati e nessuno di noi ha vissuto direttamente quei momenti difficili noi godiamo dei sacrifici degli altri, loro si sono sacrificati per noi, per voi. Abbiamo trovato la pace sul sangue dei martiri e qui la parola che sarebbe importante per l’oggi sarebbe “sapersi sacrificare per l’altro, il donarsi per l’altro” loro non hanno risparmiato la loro vita, non sono fuggiti, hanno accettato di dire “sì, noi vogliamo la libertà, vogliamo la pace, uccideteci pure, ma quello che vogliamo è la conquista della pace per tutti” è quello che ha fatto nostro Signore Gesù che ha donato la sua vita per la nostra salvezza, per combattere il male, per combattere la violenza. Gesù non ha mai voluto la guerra, non ha mai voluto vendicarsi, non ha mai fatto male agli altri, ha detto ai suoi discepoli, do la mia vita per voi e per tutti. Voi che siete presenti oggi, avete il compito di coltivare la memoria, di trasmetterla alle giovani generazioni, di ricordare che la guerra non fa bene a nessuno. Senza la pace non c’è sviluppo, non c’è benessere, non c’è gioia, c’è solo distruzione e morte. È bene ricordare il Colonnello Lorenzini e i suoi compagni che sono morti per conquistare la libertà e per donarci la democrazia. Quanto loro hanno fatto deve rimanere come insegnamento e noi, abbiamo il compito di trasmettere questo alle giovani generazioni, loro si sono sacrificati per gli altri, non hanno sacrificato gli altri ai loro interessi, questo è l’insegnamento che ci hanno lasciato, questo è l’insegnamento che Gesù ha lasciato alla gente di buona volontà. Ringraziamo le Associazioni, gli Alpini, e quanti con il loro impegno, anno dopo anno, coltivano il ricordo di questi giovani che hanno perso la vita su queste montagne, che il Signore li accolga nel Suo Regno.

Pratolungo di Terzano, 29 Maggio 2016
 Registrazione e Trascrizione a cura di Luigi Mastaglia

Alza Bandiera Benedizione della Corona DSC00692 L'Omelia Don Ilario Berri Orazione Ufficiale Avv Facchini Ivan