Come ogni anno, il Comitato Permanente per la celebrazione del 25 Aprile, in collaborazione con le Associazioni Fiamme Verdi e Anpi di Vallecamonica, organizza una cerimonia che prevede la deposizione di un omaggio floreale al monumento alle Fiamme Verdi e don Carlo Comensoli, posizionato sulla facciata del Municipio di Cividate Camuno, seguito dalla celebrazione della Santa Messa per tutti i Caduti della Resistenza.
Normalmente, la seconda parte si svolge sul colle del Barberino presso la chiesetta di Santa Maria del Ribelle (Sacrario delle Fiamme Verdi) voluta da don Carlo Comensoli e realizzata nel 1946. Sulle pareti esterne ed interne della chiesa sono posate le lapidi con i nomi dei Partigiani Caduti durante i venti mesi di guerra per la Liberazione della nostra Valle e del nostro Paese dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista. Dalla Piazza di Cividate, percorrendo la vecchia strada delle “Crote” che costeggia i resti romani del teatro e dell’anfiteatro, si sale al colle Barberino percorrendo una Via Crucis che trova il suo culmine proprio nella chiesetta/sacrario. Quest’anno, complice una fitta pioggia, il ricordo e la Santa Messa si sono tenuti nella Chiesetta adiacente alla Pia Fondazione di Malegno.
Un breve resoconto della cerimonia
Paolo Franco Comensoli, come ogni primo giovedì del mese di giugno ci ritroviamo e devo dire grazie a Stefano Sandrinelli che tempo fa ha avuto la bella idea di dare inizio a questa consuetudine. Lo debbo ringraziare anche perché ci ospita nella chiesetta della Pia Fondazione, altrimenti saremmo sul colle Barberino sotto la pioggia battente. Il segno di questo nostro incontro è che non facciamo discorsi, per cui il mio è solo un breve pensiero, molto breve. Questo giovedì é una ricorrenza straordinaria, cade il 2 giugno. La Costituzione dell’Italia Repubblicana è il primo dono, il primo fiore che nasce dall’albero della Resistenza. Quindi c’è questa filiazione diretta per il fatto che oggi è l’anniversario della nostra Repubblica, dell’avvio dello studio e della stesura della nostra Costituzione che terminerà poi nel 1948. E’ anche il giorno in cui le donne, per la prima volta, parteciparono al voto politico. Noi quest’anno abbiamo già voluto ricordare con Salva Gelfi, tutte le donne, non perché Salva sia stata la più straordinaria delle resistenti, ma perché lei rappresentava e rappresenta il mondo femminile che attraverso la Resistenza ha conquistato parità politica con gli uomini ed ha potuto già dal marzo 1946 partecipare alle elezioni, prima amministrative e poi politiche e proprio come oggi elessero quelli che poi avrebbero avuto il compito di scrivere la costituzione. E io voglio soltanto ricordare una di queste donne, Laura Bianchini, nata nel 1903 a Castenedolo. Era una insegnante di filosofia autrice di bellissimi e importanti articoli comparsi su “Il Ribelle” il giornale clandestino. Articoli che hanno prefigurato quella che sarebbe stata poi la nostra Costituzione. Molte ed importanti sono le idee che Laura Bianchini scrive su “Il Ribelle” la cui raccolta è stata ristampata grazie all’associazione Fiamme Verdi ed è di nuovo disponibile. Se qualcuno di voi avrà voglia di andarsi a rileggere i suoi articoli, vedrà come la Bianchini avesse già, fin dal 1944/45 in piena guerra, le idee chiare e fondamentali che avrebbero poi costituito la traccia della nostra Costituzione. Laura Bianchini sarà eletta alla costituente, entrerà a far parte del drappello di Donne (21), unica bresciana componente la Costituente e sarà eletta nelle liste DC, nel movimento politico chiamato dei “Cristiano Sociali” che aveva come leader un’altra straordinaria figura della nostra vita repubblicana Giuseppe Dossetti. Egli fu fondatore di questo movimento dei Cristiano Sociali, una figura straordinaria, eletto anch’egli alla Costituente, partecipò attivamente ai lavori con importanti interventi, eletto poi per varie legislature, arrivato all’età adulta, si fece prete, divenne sacerdote e finì la sua vita anche come animatore di importanti incontri (seminari) politici. Il ricordo di Laura Bianchini era per riconoscere al mondo femminile che non solo il 2 giugno ha votato per la prima volta. Non hanno esercitato solo un elettorato attivo che è quello di andare a votare ma anche, una volta elette, hanno dato un grosso contributo alla stesura della nostra Carta Costituzionale e quindi questo segno della presenza femminile ha segnato anche l’avvio della nostra Democrazia.
Ha detto alcune parole anche Piero Avanzino, garibaldino e rappresentante dell’ANPI. Egli ha pure ricordato Giuseppe Dossetti. Inoltre ha testimoniato la sua presenza sul ponte di Cividate quando don Carlo ritornò acclamato dalla popolazione il 25 aprile del 1945.
La Santa Messa è stata celebrata da don Pierino Menolfi. Di seguito sono riportati alcuni stralci della sua Omelia.
Don Pierino Menolfi, è un onore per me ricordare Don Carlo Comensoli che mi è stato vicino nei primi anni del seminario e del mio sacerdozio. E’ un onore ricordarlo in questa occasione ed a 40 anni dalla sua morte. Don Carlo è stato a Civitate dal 1937 fino al 1974. Dimessosi per raggiunti limiti di età è poi mancato due anni dopo.
Nela sua omelia, don Pierino si sofferma sull’importanza della Madre nell’educazione dei figli, legge e commenta alcuni brani del libro: “Onorare i Padri – ricordando Don Carlo Comensoli, Romolo Ragnoli, Lionello Levi Sandri” edito dalla Federazione Volontari per la Libertà – Associazione Fiamme Verdi, a cura di Roberto Tagliani, pubblicato nel 2011. Ricorda l’arresto di don Carlo, la domenica delle Palme del 1945, il suo interrogatorio a Breno nella caserma della GNR, la carcerazione a Brescia in Castello e la S. Messa celebrata la sera della vigilia della S. Pasqua nel carcere, aiutato da don Vender che ha potuto assisterlo con la complicità di un secondino. La data della Liberazione vicina, sottrasse don Carlo ad una fine già per lui decretata dal fascismo. Ricorda molti passaggi della vita di Don Carlo e termina dicendo: don Carlo è stato la storia della Vallecamonica, nel ripercorrere le tappe della sua vita è come rivedere il cammino di un popolo da uno stato di miseria e di secolare abbandono ai primi passi di un progresso civile ed economico di cui egli è stato uno dei grandi artefici.
Registrazione e trascrizione a cura di Luigi Mastaglia