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Discorso di Pier Piccinelli, studente del Liceo Scientifico “G. Perlasca”, a Barbaine, Domenica 12 ottobre 2014

Buon giorno a tutti; io sono Pier e frequento la terza Liceo Scientifico all’istituto Perlasca di Idro, la scuola che si onora di portare il nome di colui che è stato il fondatore delle Fiamme Verdi.

L’oratore ufficiale, Pier Piccinelli
L’oratore ufficiale, Pier Piccinelli

Ho accettato con piacere l’invito estesomi dalle Autorità di partecipare alla cerimonia ufficiale di commemorazione dei caduti della Brigata “Perlasca” e per me oggi è un onore essere qui, insieme a voi.
Non vi nascondo però che mi sento, oltre che in imbarazzo, anche in qualche modo inadeguato al luogo simbolo in cui mi trovo.
Infatti io, come altri miei coetanei, conosco questa tragica pagina della nostra storia solo grazie allo studio, alla lettura di alcune testimonianze e soprattutto all’ascolto dei racconti dei nonni che fin da piccolo mi parlavano della gloriosa Resistenza in Valle.
Ho scoperto così che – anche quando tutto sembra perduto – CAMBIARE SI PUÒ; se qualcuno, uomo o donna, noncurante della propria vita, sceglie di lottare per il bene comune, gli obbiettivi alla fine si raggiungono.
Mi sono intenerito quando, l’anno scorso a scuola, è venuta a farci visita la staffetta “Gloria”.
Che emozione sentirla raccontare, con lucida memoria, gli eventi da lei vissuti, poco più che ragazzina, quando sulle strade della nostra valle e delle nostre montagne portava aiuto ai partigiani.
Tutti noi abbiamo invidiato il suo coraggio e sorriso della sua sottile ironia.
I suoi inviti a capire ciò che è accaduto allora mi son serviti per comprendere alcuni aspetti del tempo presente.
Non avevo infatti prima d’ora mai pensato a quanto fosse importante la Costituzione, né tantomeno avevo sentore del rischio che si corre quando si parla di rivederla o ripensarla.
Io non ho vissuto in prima persona l’incubo di una guerra, né ho conosciuto il peso di un regime totalitario; io sono nato in democrazia, godo di questo privilegio da sempre e proprio perché lo considero un diritto acquisito lo sottovaluto.
Mi sono accorto, per esempio, che faticavo a comprendere fino in fondo il significato di queste giornate rievocative.
Ad una lettura ingenua come la mia, infatti, queste commemorazioni sembrano semplici risposte ad un bisogno malinconico di pochi, che si ostinano a ricordare un passato di dolore e di sacrificio.
A che serve, mi chiedevo, insistere su pagine di storia ormai superate e così apparentemente lontane dal nostro presente?
Ho dovuto partecipare di persona per capire, invece, cosa significhi stare qui, oggi, con voi, a parlare di loro e di me, rappresentante di un modo giovane alle prese con le disillusioni.
Ho dovuto immergermi in quelle storie per sentire la forza dell’IDEA, ho dovuto immaginarmi “resistente” per poter capire quanto siano ingrate le generazioni, come la mia, che indifferenti e distratte dimenticano che dietro il mondo libero in cui viviamo c’è il sacrificio di chi, per regalarcelo, ha donato in cambio se stesso.

E mi sono vergognato.

Chiedo scusa oggi a quegli uomini e a quelle donne che ebbero il coraggio di mettere a repentaglio la propria vita (e a volte anche quella dei familiari) compiendo una scelta difficile e pericolosa, ma così piena di speranza!
Loro hanno dovuto scegliere se stare dalla parte dell’occupante o ribellarsi per amor della libertà.
Scelsero la seconda opzione e, come ho letto in una testimonianza diretta, anche quelli che erano pecore diventarono leoni… Mi chiedo cosa sarei oggi se nessuno avesse, in quegli anni oscuri, osato ribellarsi al regime e lottato per un mondo libero e democratico; tremo se penso a cosa potremmo diventare domani se ci lasciassimo privare del diritto alla libertà di pensiero, di voto, di parola, di movimento e di religione.

Anche il momento storico in cui viviamo è critico; c’è una crisi economica che preoccupa non solo l’Italia ma l’Europa, in alcune zone a rischio del pianeta si ricorre ancora alle armi per risolvere le questioni di stato.Sono momenti difficili e noi giovani, come tutti del resto, respiriamo quest’aria di “allarme”.
Il mondo che sognavamo per noi giovani forse non è proprio questo. Ma le testimonianze di questi uomini ci dicono di non perdere mai la speranza né di arrenderci; dobbiamo continuare a credere in un mondo migliore.
Ce lo insegnano loro, che – caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa – hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero diventare la base della nostra costituzione.

Cosa dobbiamo fare allora noi giovani di oggi se non difendere questi principi e vigilare affinché nulla di questo spirito venga perduto?

Ecco, partecipare a questa commemorazione mi ha permesso di riflettere sui miei errori interpretativi e ho scoperto così che la parola Libertà mi affascina.

Se la pronuncio adesso, sillabandola, ne sento persino il sapore sulla lingua.

La parola LIBERTÀ sa di fresco, di leggero. Sa di alto e di grande. Sa di partecipazione e di rispetto.

I ribelli per Amore morirono per difenderLa ed io, che sono un erede di quel dono, non posso più restare indifferente di fronte al rischio di vederla “violentata”.
Coltiverò la mia voglia di conoscere perché questa mi consentirà di valutare le scelte da fare domani, accetterò il dialogo e il confronto quando sarò chiamato a partecipare in modo consapevole e attivo ai processi di cambiamento della società e contribuirò così a salvaguardare la democrazia.

Lo prometto a me stesso, a voi, ma soprattutto a Loro che dall’alto vigilano sulle nostre scelte.

Ringrazio dunque coloro che, invitandoci qui, mi hanno permesso di avvicinarmi ad un mondo così profondo e motivante come quello che ho scoperto stamattina.

Pier Piccinelli