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Raduno di Malga Mignone (Borno)

Domenica 18 giugno 2017 i Comuni di Borno – Ossimo – Lozio e la sezione di Valle Camonica dell’Associazione “Fiamme Verdi”  hanno organizzato una manifestazione in località Mignone, ove quattro anni fa è stato realizzato su proposta dell’Associazione Fiamme Verdi locali e del Gruppo Alpini un monumento in ricordo dei componenti il Gruppo C 4 “Pizzo Camino” della Brigata “Lorenzini” – Divisione “Tito Speri”, che in questa zona ebbe uno dei suoi campi base. La Località è situata sopra il lago di Lova alle falde del Pizzo Camino, in un luogo dove s’incrociano i confini dei Comuni di Borno, Ossimo e Lozio. Un tempo – ed anche ora – luogo ricco di pascoli e di malghe nelle quali i Partigiani soggiornavano tra un’azione e l’altra, accolti ed aiutati dai contadini allevatori che le mettevano anche a disposizione come riparo nei mesi più freddi dell’anno. Nella zona, nella primavera del 1944, ci furono anche aviolanci di armi, viveri e vestiario da parte delle truppe alleate, a sostegno della lotta partigiana che si è sviluppata su queste montagne.

Alla cerimonia hanno partecipato: Vera Magnolini, Sindaco di Borno; Cristian Farisé, Sindaco di Ossimo; Mina Bonariva, in rappresentanza del Comune di Lozio; rappresentanze dei gruppi Alpini dei tre Comuni, dell’Associazione “Fiamme Verdi” e una buona rappresentanza della popolazione locale. A mons. Angelo Bassi, che è sempre stato presente fin dalla prima edizione, il compito di celebrare la S. Messa in suffragio ai Caduti durante la guerra di Resistenza e a coloro che oggi non sono più con noi perché sono “andati avanti”.

Dopo l’alzabandiera e il canto corale dell’Inno nazionale, Cristian Farisè ha portato i saluti istituzionali a nome dei rappresentanti delle tre comunità, dicendo tra l’altro:

Un particolare ringraziamento all’Associazione delle Fiamme Verdi locali, ad Andrea Marsigalia, a Gianfranco Scalvinoni e ai loro collaboratori che, hanno fortemente voluto questo monumento ed ogni anno rinnovano il ricordo di fatti e avvenimenti importanti accaduti in questi luoghi ad opera dei Partigiani del Gruppo C 4 “Pizzo Camino” e soprattutto ricordano e ringraziano le popolazioni locali che hanno saputo, anche mettendo in pericolo la propria esistenza, aiutare questi giovani che tanto hanno fatto per conquistare quella libertà che oggi noi godiamo.

Il Sindaco, nel ringraziare i presenti alla cerimonia, ha poi voluto estendere un particolare ringraziamento ai Gruppi Alpini, alla Protezione Civile per il loro immancabile aiuto ed in particolare a mons. Bassi, sempre disponibile a partecipare e a celebrare la messa per noi, per tutti i Caduti, per chi è andato avanti.

Mons. Bassi nell’Omelia, dopo aver ricordato la Festa del Corpus Domini, ha voluto legare tale ricorrenza alla vita dei Partigiani dicendo:

Chissà quante volte anche loro si saranno nutriti del Corpo di Gesù. Dove hanno tratto la forza per fare quello che hanno fatto? Chiaramente dall’amore alla Patria e alla Famiglia e alla Società ma, per arrivare ad amare questi, dovevano avere qualcosa di solido e, il solido su cui hanno speso la vita era Cristo. Ecco perché è giusto ricordare, io quando ero un ragazzino mi ricordo che veniva a Ossimo Superiore una Fiamma Verde, a volte passava anche a casa mia, era una persona che a me pareva anziana e credo venisse a rivisitare i luoghi della sua gioventù, ricordo molto bene anche il Generale Romolo Ragnoli che era un amico carissimo e altri che non sto a nominare per paura di dimenticarne qualcuno. Noi intendiamo abbracciare nel ricordo tutte queste Persone e promettere loro che saremo sempre persone che amano la Famiglia, che amano l’Italia e che cercano il bene come loro lo hanno cercato.

Al termine della Messa ha preso la parola il prof. Nicola Stivala, della sez. Valle Camonica delle Fiamme Verdi, che ha tenuto l’intervento conclusivo:

Cari amici,
oggi ci troviamo qui davanti a questa stele che richiama eventi lontani e tutti noi conosciamo bene i tanti altri siti che testimoniano ancora oggi analoghi o più determinanti avvenimenti della lotta di Liberazione. E credo che sarebbe interessante poter disporre di una carta della memoria che rappresenti anche graficamente la partecipazione della Valle alla lotta contro i nazifascisti dopo l’8 settembre del ’43 e renda memoria delle tante vite sacrificate per gli ideali di libertà, di democrazia, di giustizia. Se infatti si percorresse la Valle con l’obiettivo di conoscere o di richiamare alla memoria il contributo dato dalle formazioni partigiane alla Resistenza e alla lotta per la Liberazione, le soste sarebbero veramente tante e per ognuna di esse la narrazione di quanto accaduto è spesso sinteticamente annotata in brevi frasi o elenco di nomi scolpiti su lastre di marmo o su cippi di granito.
Sappiamo bene che il Mortirolo è senz’altro il luogo in cui storicamente si sono svolte le più significative azioni di guerra contro le formazioni nazifasciste della Divisione “Tagliamento”, e dell’esito di ben due battaglie vi è traccia sul cippo situato a fianco della chiesa di San Giacomo. Nell’altro versante della Valle, a Corteno, paese d’origine delle Fiamme Verdi e M. d’O. Antonio Schivardi e Giovanni Venturini (Tambìa), seviziato e poi fucilato a Mù insieme a Gregorio Canti, Vitale Ghiroldi, Vittorio Negri, Giovanni Scilini, l’Ecomuseo della Resistenza racconta e valorizza il contributo di un intero territorio alla lotta di Liberazione. E poi Cevo, dato alle fiamme dai fascisti il 3 luglio 1944, che ospita il Museo della Resistenza della Val Saviore; Zazza, con la proditoria uccisione di don Picelli; il Cippo in località Sendini di Cerveno, a ricordo di chi seppe ribellarsi e morire per la libertà d’Italia; la lapide a Laveno nel luogo dove fu catturato il 21 gennaio 1945 Giacomo Cappellini. “Il suo sacrificio – si legge – sia monito, la sua figura esempio per le generazioni che verranno”. E ancora: il cimitero di Breno, con le lapidi che ricordano la barbara uccisione di Antonio Salvetti e Giuseppe Cattane; Cividate, con la Chiesa di Santa Maria del Ribelle e le targhe che richiamano il ruolo avuto dalla casa canonica nella organizzazione e gestione dei ribelli; Limen a Bienno col ricordo di Luigi Ercoli e “Gli albori della Resistenza”; Pratolungo, col cippo che ricorda la battaglia dell’8 dicembre 1943, la morte di numerosi partigiani italiani e stranieri, la cattura di altri tra cui il comandante Ferruccio Lorenzini, poi fucilato a Brescia; Malga Campelli a Gianico, dove vennero uccisi i partigiani Giacomo Marioli, Antonio Cotti Cottini e G. Battista Pedersoli. Sono queste solo alcune delle tessere che contribuiscono a disegnare il puzzle della Resistenza in Valle Camonica.
Ad esse, da qualche anno si è aggiunta anche questa di Malga Mignone, dove oggi ci troviamo per fare memoria di eventi che, grazie alla raccolta di alcune testimonianze e alla sensibilità e disponibilità di alcuni di voi e dei rappresentanti delle locali Istituzioni, si è voluto non disperdere e rendere visibili con una stele-monumento in cui si conferma la attiva presenza tra il 1943 e il 1945 dei Partigiani delle Fiamme Verdi di Ossimo, Borno, Lozio, combattenti per la Liberazione della Patria, che in questa zona, loro campo base, trovarono rifugio, ospitalità, sostegno e solidarietà.
Qui – è stato inciso– ricevettero i lanci degli alleati di armi, munizioni e viveri. I loro ideali furono libertà, indipendenza e giustizia. Il calendario delle cerimonie a ricordo di quanto avvenne in Valle negli anni successivi all’8 settembre del 1943, grazie alla preziosa eredità lasciataci dall’indimenticabile Ermes Gatti e all’impegno dei consiglieri provinciali delle Fiamme Verdi di Valle Camonica Roberto Ravelli Damioli ed Ezio Gulberti, e dei loro collaboratori, è veramente intenso. Le tante manifestazioni sono sentite, partecipate e vedono il coinvolgimento delle Istituzioni, segno questo che le comunità non vogliono disperdere la memoria e soprattutto avvertono il dovere di trasmettere nel tempo quei valori di libertà, di unità, di democrazia per conquistare i quali tanti giovani di allora sacrificarono la loro vita.
Più di tre quarti di secolo sono trascorsi da quegli anni in cui anche la nostra Valle, come quasi tutta l’Italia, fu coinvolta in una guerra civile, ancora più tragica di quella combattuta tra gli eserciti in lotta tra loro, perché intaccava la comunità e purtroppo non di rado la famiglia. Il passare degli anni inesorabilmente tende a disperdere le idealità e le profonde motivazioni che furono il supporto vero alla ribellione, alla resistenza, alla lotta. E spesso non mancano gli inviti a mettere una pietra sopra sul passato e a lasciare che siano le pagine della storia a raccontare quanto accaduto e che alcuni vorrebbero quasi rimuovere.
Non è certo facile per i nostri giovani comprendere quegli anni e le ragioni e i valori che spingevano quei loro coetanei a fare certe scelte. Il desiderio di verità dopo anni di menzogne, il desiderio di pace dopo una guerra disastrosa, il rigetto dei totalitarismi e la ricerca della libertà di pensiero e di un governo democratico furono certamente tra i motivi che mossero la gente alla ribellione e a sostenere, pur correndo gravi rischi, quanti, datisi alla macchia, davano un valido contributo alle forze alleate nella lotta contro i nazifascisti. Oggi non è facile fare memoria di quanto il nostro Paese in quegli anni ha vissuto. Ma dobbiamo convincerci che senza memoria non c’è futuro; e questi momenti in cui ci si incontra, si ricordano persone e fatti, si riflette su quanto accaduto, si trasmette alle giovani generazioni una eredità ed anche un impegno a continuarne il ricordo, non devono apparire come un rito o una ricorrenza segnata sul calendario che ci tocca onorare, ma siano un modo sentito per rendere grazie a chi ci ha resi liberi e per opporci con convinzione ad ogni forma di revisionismo che sarebbe anti storico. Sul cippo in Mortirolo si legge anche che i ribelli caduti “Raccolti nel tempio antico / pregano con il nemico fratello caduto / la pace degli uomini / nella luce di Cristo”. Nessun odio quindi e nessun rancore verso coloro che hanno fatto scelte opposte a chi ha difeso i diritti fondamentali dell’uomo, ma nessun cedimento verso chi, ancora oggi, tende a inaccettabili riabilitazioni di chi per 20 anni ha privato il nostro popolo del bene supremo: la libertà.
La Resistenza, autorevolmente rappresentata nei CLN, ha consentito, dopo il 25 aprile del ’45, libere elezioni da cui è derivata la proclamazione della Repubblica Italiana i cui principi fondamentale sono contenuti nella Costituzione, prossima a compiere 70 anni, e che, come disse Piero Calamandrei a conclusione del suo discorso del 26 gennaio 1955 in un convegno organizzato dagli studenti universitari, è nata nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, lì è nata la nostra Costituzione. Incontri come questo di oggi a Malga Mignone, dove i partigiani del Gruppo C4 Fiamme Verdi facenti parte della Brigata “Lorenzini” avevano il campo base, e dove nella primavera del 1944 sono stati effettuati dei lanci da parte degli alleati, devono ricordare a tutti che anche qui la Costituzione è stata scritta, così come in tutti quei luoghi in cui un cippo, una stele, una targa, una lapide sono testimonianza di eventi tragici e di fatti eroici che hanno germinato per noi la libertà e la democrazia. Incontri come questi devono servire quindi per aiutarci a trasmettere ai giovani il messaggio che la Resistenza non è solo memoria storica; essa infatti deve ancora oggi indurci a chiederci se le aspettative di chi combatté contro la dittatura hanno trovato reale attuazione, se si è realizzato quel progetto di vita generosa e severa auspicata da Teresio Olivelli (in questi giorni proclamato Beato), nella sua Preghiera del Ribelle. Alcuni decenni dopo, nel 1975, Dario Morelli, il partigiano “Daniele” così scriveva in un suo articolo commemorativo: “I 30 anni passati dall’aprile del ’45 sono tanti per gli uomini che allora erano giovani e pieni d’entusiasmo, ed oggi non lo sono più; sono pochi per coglierne pienamente l’importanza e per gustare il frutto. Perché l’insoddisfazione per quanto si sperava e che non si è potuto avere, lascia in ognuno che ha vissuto quelle giornate irripetibili, amarezza e rimpianto”.
I Padri Costituenti, con l’art. 3, hanno assegnato alla Repubblica il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Se questi risultati non si sono raggiunti si incolpa la politica, che certo non è estranea a tali ritardi, ma non assolve chi l’ha sostenuta o chi la rifiuta acriticamente.
Oggi poi, e la partecipazione sempre meno consistente al voto lo dimostra, il distacco dalla politica, soprattutto da parte dei giovani, è ben evidente: “La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica” si sente spesso dire. Cosa rispondere? Non è facile, anche perchè la cronaca frequentemente riduce anche in noi non più giovani la fiducia in chi utilizza in modo improprio la politica.
Mi affido quindi alla storiella dei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante, raccontata da Piero Calamendrei ad un gruppo di giovani, già allora critici verso la politica. “Uno di questi contadini – racconta la storiella – dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. E quello risponde: ” Che me ne importa, non è mica mio!”
A questo porta l’indifferenza alla politica e l’autolesionismo del disimpegno, che, anche attraverso questi incontri di memoria e di comune riflessione, dobbiamo cercare di rimuovere. Per noi stessi anzitutto, ma anche per non tradire il sacrificio di coloro che questa preziosa eredità ci hanno donato.

Malga Mignone, 18 Giugno 2017
(a cura di Luigi Mastaglia)

Alcune immagini della manifestazione:

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