Associazione

Brescia

aderente alla

Federazione Italiana Volontari della Libertà

Menu

Raduno di Limen (Bienno)

Il 16 luglio 2017 l’ Associazione “Fiamme Verdi”, l’ANPI di Vallecamonica, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Bienno / Prestine, con il Gruppo Apini, hanno organizzato a Limen, ,sui monti di Bienno, un incontro per ricordare quei Giovani che all’indomani dell’8 settembre 1943 si trovarono per costruire i primi gruppi Partigiani della Val Grigna.

In una stupenda giornata estiva, immersi nel verde, tra le cascine che ora sono state riadattate a ville per le vacanze estive, un bel gruppo di cittadini biennesi e dei paesi limitrofi si sono ritrovati, come ogni anno, per rendere omaggio a quei giovani che, 74 anni fa, qui si radunarono attorno al prof. Costantino Coccoli, al biennese Luigi Ercoli, ad Antonino Parisi (che successivamente fondò la 54a Brigata Garibaldi), a Lionello Levi Sandri e suo fratello Luigi, sfollati da Brescia e residenti a Bienno, per fondare uno dei primi gruppi di Ribelli che operarono in Valle Camonica.

La cerimonia si è tenuta davanti alla targa posta sul muro della baita, dove sono incise queste parole:

La Comunità di Bienno ricorda alle future generazioni che in questo luogo, nel 1943, si formò il primo gruppo di Ribelli al fascismo in Vallecamonica. La Resistenza unitaria alla dittatura, vide impegnati uomini di diverse fedi politiche quali: Costantino Coccoli di Brescia, Luigi Ercoli di Bienno, collaborarono inoltre, i biennesi Battista Bettoni (Maioloto), Luigi Fostionelli (Bagel) e Andreino Pedretti (Murize). Giugno 2010.

Qui è stato preparato un altare per la Santa Messa, celebrata da don Lino Zani.

Si è registrato dapprima l’intervento dell’Assessore Giancarlo Panteghini delegato dal Sindaco, che ha portato il saluto della Comunità Biennese:

Buon giorno a tutti, porto i saluti del sindaco Maugeri che aveva un altro impegno istituzionale in quel di Borno.
Vi ringrazio dell’invito, vedo che ogni anno manteniamo questa tradizione che veramente è una cosa fondamentale, perché se noi oggi viviamo in una società libera e assaporiamo la libertà, ciò sicuramente è dovuto ai nostri nonni, ai nostri zii che in tanti casi hanno dato la vita per difendere la Patria. Questi luoghi sono stati sicuramente, come è scritto sulla targa, testimoni della formazione del primo gruppo di Ribelli delle Fiamme Verdi che hanno combattuto sia tedeschi, sia i fascisti, per liberare il nostro Paese e nell’ambito montano, una parte, ci tengo a precisarlo, l’hanno fatta anche i contadini che vivevano in queste cascine, in tante occasioni tanti casi hanno fornito del cibo, o addirittura hanno nascosto i partigiani quando c’erano i rastrellamenti e va dato merito anche a loro.
Oggi viviamo la tristezza di vedere le nostre montagne vissute solo in parte, vissute solo nel periodo estivo, questo dopo lo spopolamento che c’è stato negli anni ’70 e ’80; adesso sono state ricostruite le cascine che comunque vengono vissute poco rispetto ai tempi migliori. Una volta si saliva in primavera, si rimaneva tutta l’estate, i terreni venivano tutti sfalciati e nel periodo autunnale si rimaneva per far mangiare fieno raccolto. Questa parte di montagna – Limen, Sesa e altri luoghi vicini – venivano vissuti. Io spero solo che la storia ci insegni che la libertà è un grande dono e dobbiamo difenderla con tutti i nostri mezzi ma, dobbiamo smettere di approfittarne perché io dico sempre che – la libertà nostra finisce dove inizia quella degli altri – non dobbiamo mai prevaricare su nessuno dobbiamo coltivare il rispetto e soprattutto lo dico ai nostri ragazzi che vedo poco in montagna dove venivano con i nonni, ora non li vedo più, e tante volte sento che il loro linguaggio, passatemi il termine, è becero e hanno poco rispetto per gli adulti. Secondo me dovrebbero essere un po’ più ripresi e noi dovremmo insegnare loro i valori della Patria, della libertà. Qualcuno per questi valori ha donato la vita devono portare rispetto alle persone anziane. Vi ringrazio e spero che questa manifestazione continui ad essere l’emblema della libertà.

A questo punto ha preso la parola Luigi Mastaglia, a nome delle Associazioni “Fiamme Verdi” e ANPI di Valle Camonica:

Ogni anno l’Associazione Fiamme Verdi, l’ANPI di Vallecamonica con il patrocinio del Comune di Bienno/Prestine e l’immancabile collaborazione del Gruppo Alpini organizza in questa località la celebrazione in ricordo di quei giovani che 74 anni fa (all’indomani dell’8 settembre 1943) si radunarono attorno al prof. Costantino Coccoli, al nostro Luigi Ercoli, ad Antonino Parisi (che successivamente fondò la 54a Brigata Garibaldi), a Lionello Levi Sandri e suo fratello Luigi, sfollati da Brescia e residenti a Bienno, per fondare uno dei primi gruppi di Ribelli che operarono in Vallecamonica. Luigi Ercoli era nato a Bienno nel 1919; diplomato Geometra, animatore dell’Azione Cattolica, progetta e contribuisce con i Giovani alla realizzazione dell’Oratorio in stretta collaborazione con il Curato don Giuseppe Menassi. All’indomani dell’8 settembre del 1943, insieme al Prof. Coccoli del quale era amico, inizia la sua attività per la costituzione dei primi gruppi di giovani biennesi, di renitenti alla chiamata alle armi da parte della neonata Repubblica di Salò e di soldati che, senza direttive, rientravano dai fronti di guerra e si rifugiavano sui monti. Prende contatto e si mette a disposizione di don Carlo Comensoli arciprete di Cividate nativo di Bienno, impegnato ad accogliere e indirizzare prigionieri di tutte le nazionalità: fuggiaschi dai campi fascisti; ebrei in cerca di una via di salvezza verso la Svizzera; soldati sbandati in cerca della via di casa. Don Carlo conoscendo la sua Famiglia e lo stesso Luigi chiede aiuto per l’accoglienza di questi fuggiaschi, quindi casa Ercoli a Bienno diventa rifugio temporaneo per questi profughi bisognosi d’aiuto. Inviato a Brescia da don Carlo presso l’Oratorio della Pace retto dai Padri Filippini, per chiedere aiuto e consigli, torna in Vallecamonica con una mezza lira quale strumento di riconoscimento di un inviato che avrà il compito di organizzare i nuclei di Resistenza locali. Conosce così l’Ufficiale degli Alpini reduce di Russia medaglia d’argento Romolo Ragnoli, futuro Comandante della Divisione Tito Speri delle Fiamme Verdi che opererà prevalentemente in Valle Camonica, inizia così la sua avventura nella Resistenza bresciana. Svolge a Brescia, ruolo di controspionaggio, di approvvigionamento di viveri, armi e vestiario, per le Fiamme Verdi e le altre formazioni Partigiane che operano nelle Valli Bresciane. Tradito, viene arrestato, nel settembre del 1944, in casa della Signora Agnese Coccoli insieme a lei e a Letizia Pedretti di Bienno allora collaboratrice domestica della Famiglia Coccoli. Tradotto nelle carceri di Brescia, ripetutamente torturato, non svela nulla che possa danneggiare i suoi compagni e le formazioni che ha contribuito a costruire. Dopo un passaggio nel lager di Bolzano, viene inviato a Mauthausen come internato politico muore nel campo di Gusen per pesante lavoro, fame e maltrattamenti il 15 Gennaio 1945 a poco più di 25 anni.
Molti dei giovani che scelsero la via dei monti, non lo fecero perché già fortemente impegnati e coscienti che la loro azione sarebbe servita per il riscatto morale della nostra Patria, per il ripristino della Libertà, la Democrazia, la pace e la Giustizia Sociale. La loro scelta fu determinata da diverse motivazioni: Alcuni erano disertori (fuggiti dai loro reparti militari, rimasti senza comando e direttive, l’8 settembre), altri volevano sfuggire ai bandi di reclutamento della Repubblica di Salò, altri erano perseguitati politici, altri ancora perché stufi di angherie e di maltrattamenti da parte dei fascisti che sostenuti dai tedeschi, avevano ripreso coraggio dopo la caduta di Mussolini il 25 Luglio. Erano tutti giovani o giovanissimi che avevano bisogno di una buona guida, di gente che li sapesse istruire, che trasmettesse loro principi, valori e li sapesse comandare in caso di necessità.
Tra queste guide vi fu Lionello Levi Sandri che allora aveva 33 anni e che con loro partecipò ad una serie di azioni tra la primavera e l’estate del 1944 con i distaccamenti che operavano sulle nostre montagne e in seguito furono inquadrati nella Brigata “Lorenzini”. Lionello Levi Sandri (Il mitico Capitano Sandro delle due battaglie del Mortirolo), era di origine ebrea, sfollato da Brescia per sfuggire alle retate tedesche e fasciste, si trasferì a Bienno, trovò una sistemazione con la famiglia d’origine e con suo fratello Luigi. Il Cap. Sandro nell’ottobre del 1944, per ordine del Comandante della Divisione Tito Speri Romolo Ragnoli, fu inviato a Roma che raggiunse dopo un periglioso cammino. Dovette passare la Linea Gotica saldamente presidiata dalle forze tedesche. Contattò il comando Alleato e riuscì a far riconoscere le formazioni combattenti delle Fiamme Verdi che operavano nella Valle Camonica per le quali ottenne l’impegno di rifornimenti di armi e aiuti necessari alla prosecuzione della guerra Partigiana. Rientrò con un volo carico di armi e viveri e venne paracadutato sul Mortirolo dove assunse il ruolo di Comandante di quelle formazioni che condusse alla vittoria sui nazi fascisti. Tra Luigi Ercoli ed il Capitano “Sandro” c’era un rapporto di vera amicizia, si erano conosciuti quando insieme tentavano di creare il primo gruppo di Partigiani proprio in questi luoghi.
Risulta significativa una testimonianza lasciataci da Lionello Levi Sandri sulla figura di Luigi Ercoli:

La sera del 12 agosto 1944, salì ai Novali, dove era il nostro Comando di Tappa. I muli dei viveri erano già carichi e ci apprestavamo a metterci in cammino, quando una voce gridò – Ghè ché Luigi de Minia – Stava arrivando tutto solo, un po’ affannato per la corsa fatta per raggiungerci in tempo, sorridete e felice di ritrovarsi nuovamente in mezzo a noi. Venne accolto festosamente e insieme ci mettemmo in marcia verso l’alto, voleva raggiungere la sera stessa i gruppi, vedere e salutare un po’ tutti per scendere l’indomani mattina e ritornare a Brescia. Era la prima volta che saliva tra noi da quando eravamo in montagna, da quando il primo gruppetto di Ribelli di Bienno da lui reclutato, si era moltiplicato e ben tre gruppi, assai numerosi, operavano ormai nella Valle del Grigna. Era felice … “Sembra un sogno – mi disse – Ti ricordi le nostre prime riunioni? La ricerca affannosa dei primi moschetti, delle prime rivoltelle? E’ stata un po’ dura, ma alla fine ci siamo riusciti” … e tutto ciò era dovuto in gran parte a Lui, a Lui che aveva mantenuta intatta la fede anche nei giorni più duri quando gli opportunisti e i deboli si ritirano di fronte alle difficoltà e ai pericoli … a Lui che aveva dedicato ogni pensiero, ogni ora alla lotta, prodigandosi in tutte le mansioni … pericolose … umili … faticose: i prigionieri alleati, i perseguitati politici erano stati alloggiati, nutriti e nascosti per giorni e giorni in casa sua, le armi ricercate, raccolte, custodite da Lui, i primi magazzini di viveri tenuti da Lui, le lunghe gite in bicicletta per mantenere i contatti con l’Alta e Bassa Valle, effettuate da lui. Lionello Levi Sandri continua la sua testimonianza ricordando il prezioso lavoro svolto da Luigi a Brescia “ … il lavoro in città dipendeva quasi completamente da Lui … sentinella avanzata e vigile infaticabile delle Fiamme Verdi … pronto a sorprendere ogni rumore sospetto, a fiutare a distanza ogni pericolo che minacciasse i suoi amici dei monti … Ripartì la mattina successiva … lo vidi scendere a salti per il bosco di Val Giubilina prima di sparire nel fitto degli alberi, si volse e ci salutò con un gesto e un sorriso.

La testimonianza è molto più lunga e da essa traspare l’ammirazione del Comandante “Sandro” per il nostro Luigi. Sui punti di raccolta e di alloggio dei gruppi sui monti i Bienno, prendo spunto dalla Testimonianza di Andreino Pedretti:

I primi gruppi si sono formati ed alloggiavano in Val Giubilina, un posto molto nascosto e facile da isolare, ma poi ci si spostava spesso, ci scambiavamo le posizioni – Limen – Val Bresana – Val Bresanina – Val Gabbia – Ciochèt – Rocol de la Brusada – Non restavamo mai troppo in un posto per evitare di essere individuati. I collegamenti tra i gruppi e tra questi e il Comando di Cividate erano tenuti dalle staffette …

E, a proposito di staffette, è interessante un’altra testimonianza, quella della signora Chiara Fostinelli nella quale dice:

Dopo la fuga dal carcere di Brescia a seguito del bombardamento, ed il rientro a Bienno, non potendo rientrare a casa e nemmeno trattenermi troppo in paese, mi hanno accompagnata in montagna, prima al roccolo de Franghen, poi a Travagnolo, poi a Limen dove avevano vari rifugi i partigiani delle Fiamme Verdi di Luigino Levi Sandri, a volte veniva anche Giacomo Cappellini. Io a dormire andavo nella malga insieme alla Pelagia Caronta (soprannome di una signora di Bienno), con i partigiani stavo di giorno, quando andavo a fare un poco di mestieri e a fare da mangiare, a volte quando c’erano gli ingredienti, facevo anche i ravioli…

E ancora una testimonianza di Andreino Pedretti, riferita all’uccisione della Staffetta Achilla Morandini in località Novali:

Quel giorno c’è stato un grosso rastrellamento da parte dei tedeschi e dei fascisti, eravamo praticamente circondati, io ed altri siamo riusciti per miracolo a passare l’accerchiamento, tra di noi c’erano due fratelli della staffetta che si era premurata di avvisarci del rastrellamento. Poi lei si è diretta verso Bienno passando per il trecciolino, quello che porta l’acqua al bacino dei Novali. I tedeschi avevano piazzato una mitragliatrice su un cucuzzolo verso Sesa e nel vedere questa Ragazza che transitava, l’hanno puntata e uccisa, il cadavere lo abbiamo recuperato in un secondo tempo. Ora nei pressi del luogo della morte è stata eretta una lapide a ricordo del suo sacrificio …

Ogni anno siamo sempre meno a trovarci per celebrare e ricordare chi si è impegnato per donarci la Libertà. Siamo sempre meno anche perché la schiera dei Protagonisti e dei Testimoni si assottiglia sempre di più. Ora tocca alla nostra generazione, impegnarsi per fare memoria, per onorare quei giovani che hanno sacrificato la loro vita per garantirci libertà, democrazia e 72 anni di pace. Mi piace ricordare e ripetere, il titolo di una acquaforte/acquatinta del 1797 del pittore spagnolo Francisco Goya: “Il sonno della Ragione genera mostri”.
Io aggiungo anche della Memoria. Vogliamo ricordare nell’occasione, insieme ai nostri Ribelli Caduti, gli alleati Russi, Inglesi, Neozelandesi, Ciprioti, Francesi e tutti i Militari Italiani del ricostituito Esercito Militare del Sud. Quelli della Divisione Acqui che a Cefalonia e Corfù rifiutarono di arrendersi ai tedeschi (ex alleati e dopo l’8 settembre, nemici) e furono sterminati. Vogliamo ricordare i nostri Militari reduci dai fronti della Russia, dal fronte Greco Albanese, da quello Jugoslavo, catturati ed internati nei campi di concentramento come (Internati Militari Italiani). Questi, per aver rifiutato di aderire alla R.S.I. (in 600 Mila hanno detto di NO su un totale di poco più di 700 Mila), hanno subito un trattamento disumano, il lavoro massacrante, la fame, le umiliazioni peggiori ed infine, molti di loro, la morte. Possiamo ben dire che a Cefalonia, nelle Isole Greche, nei campi di concentramento è nata e ha compiuto i primi passi, la Resistenza!. La seconda guerra mondiale voluta per motivi espansionistici da Mussolini e da Hitler ha provocato oltre 60 Milioni di Morti. È una cifra spaventosa che ci riporta anche a ricordare i tanti civili e tra essi tanti parroci, le nostre staffette, quanti sono stati eliminati per rappresaglia per aver aiutato i Ribelli e chi in vari modi combatteva la barbarie.
Celebrare la Resistenza e festeggiare la Liberazione, non significa aggrapparsi a qualcosa del passato, a qualcosa di morto che non ha più bisogno di essere ricordato. Onorare i nostri giovani che hanno affermato col supremo sacrificio la loro fede, è un dovere per noi che beneficiamo dei risultati di una lotta che non è stata semplicemente una guerra civile, come qualcuno vorrebbe farci credere. E’ stata una guerra tra due concezioni di vita. Una ribellione contro il sistema fascista che calpestava i diritti fondamentali della persona, che si reggeva sulla forza bruta, sull’arbitrio, rinnegando ogni forma di libertà. Una ribellione ad una civiltà, quella nazista, che aveva fatto dell’aggressione militare e del culto della razza, la base per affermare la sua potenza; contro la sua “civiltà” quella delle camere a gas, quella dei campi di concentramento. Una Ribellione contro il culto della guerra coltivato dal nazifascismo, che ci ha condotto direttamente alla seconda guerra mondiale. (oltre 450 mila italiani morti di cui quasi 300 mila civili).
Purtroppo la nostra “memoria corta” ci ha portato a dimenticare il costo che c’è stato per passare alla libertà ed al benessere che oggi godiamo, e spesso dimentichiamo gli importanti risultati ottenuti con la guerra di Liberazione, ad esempio: – La Costituzione Italiana, approvata il 22 dicembre 1947, entrata in vigore il 1° gennaio 1948. – Il diritto di voto per le Donne, e poi, sulla base del Manifesto per una Europa Libera e Unita scritto dai Confinati a Ventotene Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni nel 1941 si misero le fondamenta di un’Europa Unita per mezzo della quale, beneficiamo, ancora ora, di Libertà, di tutele sociali, e di diritti che mai prima si erano immaginati e questo da almeno 70 anni.
Ora stiamo vivendo una pericolosa regressione. In pochi anni, la convinzione di aver per sempre seppellito: frontiere, razze, identità religiose ecc. sembrano essere spazzati via dalla paura, dalla volontà di rinchiudersi nelle proprie frontiere, dal rinascere della convinzione che noi siamo meglio degli altri e stare da soli è la soluzione ai nostri problemi. Sulla base di questi concetti si alimentano nuovi nazionalismi accompagnati da una mai sopita rabbia sociale (non ci dovrebbe ricordare qualcosa questo modo di pensare e di essere?) nazismo e fascismo sono nati così. Nella nostra società italiana, complessivamente nel modo occidentale, da tempo prevale il sentimento della paura. Tutto sembra andare a rotoli, se ascoltiamo i TG e i Radiogiornali, se leggiamo la stampa quotidiana, non possiamo fare a meno di avere paura. I Mass Media, quelli che ci propinano le notizie, sono sempre alla ricerca del sensazionale, di qualcosa che stupisca, di notizie al limite.
Dovremmo imparare a ricordare ogni tanto che, la normalità non fa notizia, che fa più rumore una pianta che cade che una foresta che cresce.
Spesso, alimentare la paura, aumenta solo l’insicurezza delle persone, aumenta i risentimenti, più o meno giustificati, ed infine porta solo acqua al mulino dei populismi ed alimenta pericolosi ritorni al passato. Oggi, per il rispetto che dobbiamo ai valori, agli ideali, ai principi per i quali milioni di uomini e donne hanno sacrificato la vita nell’immane conflitto mondiale, noi riaffermiamo che Resistenza e Fascismo non hanno la stessa dignità. Non possiamo accettare, lo dico davvero con forza e convinzione profonda, e non accetteremo la riabilitazione del Fascismo, né sul piano storico né su quello etico. Il Fascismo è nato ed e cresciuto nella violenza. E’ stato sconfitto dalla storia. Viva la Libertà, Viva la Democrazia, Viva la Resistenza. Grazie.

Nel frattempo è giunto a Limen don Lino Zani, già Parroco di Malegno ed ora Missionario in Brasile, per celebrare la Santa Messa in suffragio dei Caduti, per chi ha combattuto su queste montagne ed ora non è più con noi perché “andato avanti”. Don Lino, apre la celebrazione dicendo:

Guardate questa stola, è quella che uso in missione, è una stola un po’ strana, però sempre una stola è. È bella perché piena di colori, questi colori vogliono rappresentare tutti coloro che hanno avuto il coraggio di essere semente, il Vangelo di oggi dirà questo, essere semente che a un certo punto dà frutti. Frutti che stiamo godendo e che, stavo dicendo una parolaccia ma non la dico, qualche str***o continua a negare, pazienza! Dopo… tàcc cò – tate crape. Noi qui vogliamo ricordare quelle persone che con il loro sangue, con la loro costanza soprattutto, ci hanno donato una Patria Libera, Bella! Che adesso, certe persone stanno facendo diventare Brutta e Disgraziata. Perché loro stanno bene e non si curano di chi sta male. Ma, prima di iniziare la Santa Messa vi invito a ricordare, a ruota libera, i nomi di alcune persone che con il loro sangue, con la loro vita, con il loro lavoro, hanno contribuito perché la nostra Patria divenisse una Patria Bella! Io comincio con i nomi di quattro grandi Preti che durante la Resistenza sono stati vicini alla loro gente – don Carlo; don Marniga; don Giuanì de Put de Legn e don Gioan Maria Spiranti; questi li ho conosciuti e li vorrei proprio ricordare perché sono state delle Belle Figure. Adesso, voi a ruota libera dite il nome di qualche altra persona che poi … la predica è fatta. Durante l’Omelia dirò solo qualche parola sul Vangelo.

Un attimo di silenzio, poi dai presenti salgono i nomi di don Spiranti; Padre Manziana; don Damiano Zani; Chiara Fostinelli, che è qui a celebrare con noi; Salva Gelfi; Luigi Ercoli; Giacomo Cappellini; Colonnello Lorenzini; Giacomina Ercoli; Letizia Pedretti; si potrebbe continuare con tanti altri; don Zani riprende:

Quanti ne potremmo ricordare ancora, i martiri di Cefalonia e Corfù, i morti e i dispersi nella ritirata di Russia, quelli che sono stati internati nei campi di Concentramento e di lavoro e altri ancora … tutti questi che abbiamo ricordato sono tutti qui insieme a noi, ne ho la certezza e sono convinto che stanno facendo il tifo perché la semente che hanno piantato, noi la coltiviamo e la portiamo avanti, a maturazione ed ora un canto per dire al Signore – ci avviciniamo al Tuo altare così come siamo.

La Benedizione, al termine della Celebrazione, viene impartita da don Lino che si avvale della Bandiera della Brigata “Lorenzini” delle Fiamme Verdi.

Limen, Bienno 16 Luglio 2017
(a cura di Luigi Mastaglia)

La locandina ufficiale della manifestazione:

limen-2017

 

Alcune immagini della manifestazione:

limen-avanzini-piero

limen-don-lino-zani

limen-giancarlo

limen-int-ufficiale

limen