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Il discorso ufficiale di Michele Porretti a Barbaine, 9 ottobre 2016

È bello essere qui in questa giornata, perché sono questi i momenti in cui possiamo trovarci e sentirci davvero, profondamente, una comunità nel vero senso della parola: ovvero vivere insieme, secondo regole e leggi condivise e per il raggiungimento di un fine comune.

Ed è allora da qui, dal senso di comunità, che noi dobbiamo partire per ricordare le persone che sono cadute durante la Resistenza. Perché prima del significato storico, prima del significato politico che troppo spesso ha prevalso quando si è parlato di questo argomento, il periodo della Resistenza ci parla di noi stessi. Parla appunto delle nostre comunità, dei nostri paesi, delle nostre famiglie e delle persone che siamo oggi, con i nostri sogni, i nostri valori, le nostre aspirazioni. Quanti di noi hanno in famiglia un parente caduto o che ha combattuto in quegli anni? Io ce l’ho, e sono sicuro che tutti noi che oggi siamo qui, siamo anche qui per ricordare qualcuno a noi molto vicino. Ed allora questa giornata, questi momenti, li dobbiamo vivere come nostri momenti di riflessione, sulla storia dei luoghi in cui viviamo, sui percorsi, spesso accidentati e difficili, che alcune persone a noi vicine hanno dovuto affrontare.

E dobbiamo farlo sicuramente ricordandoli. Un amico, qualche giorno fa, mi ha fatto tornare alla mente il vero significato della parola “ricordo”, che è “rimettere nel cuore”; ecco, noi in queste giornate dovremmo rimettere nel cuore quegli esempi, quelle storie di cui tanto abbiamo sentito parlare. Rimetterle nel cuore, oltre che ovviamente nella mente, perché ci possano guidare nelle scelte che ogni giorno dobbiamo affrontare.

Troppo spesso il tema della Resistenza è stato trattato come uno scontro tra sponde opposte, tra fazioni politiche che si combattevano. Certo, è stato anche quello. Ma la Resistenza ci insegna anche la forza delle proprie scelte, la forza di alcune persone che hanno avuto il coraggio di scegliere la libertà, anche a costo della morte. Non dimenticando mai, che quando parliamo di partigiani non stiamo parlando di supereroi, ma di persone normali; certo, straordinariamente normali. Uomini così eccezionalmente normali da avere il coraggio di fare la cosa che sentivano fosse da fare, la cosa giusta. Ma giusta non secondo un interesse personale, ma giusta in senso assoluto, come decisione morale, come bisogno di rischiare la propria vita per la comunità, per il proprio Paese, per la propria famiglia. Ed è da questi esempi che noi possiamo trarre un importante insegnamento. Perché tutti noi, anche nella vita di tutti i giorni, quando ci troviamo di fronte a un bivio e dobbiamo prendere una decisione, dentro di noi sappiamo sempre quale sia la cosa giusta da fare, ma spesso per comodità, per interesse, o semplicemente per mancanza di coraggio, scegliamo, di prendere un’altra strada.

Questa per noi deve essere una grande lezione: scegliamo di non seguire sempre la via più comoda, mettiamoci in gioco, tanto nei rapporti interpersonali quanto nei luoghi di lavoro, tanto a scuola quanto nel rapporto che viviamo con la politica e con i luoghi in cui scegliamo di vivere.

Non dimenticando mai la famosa frase di padre Giulio Bevilacqua: “le idee (e quindi le scelte) non valgono per quello che rendono, ma per quello che costano”.
Questo può essere il modo in cui noi possiamo rendere realmente omaggio a chi è venuto prima di noi e che per noi ha messo in gioco tanto, tutto, vita compresa.

Il tempo passa, e purtroppo sono sempre meno le persone che possono raccontarci in prima persona gli avvenimenti di quel periodo; ed è quindi adesso che noi, che siamo più giovani e che abbiamo raccolto questo testimone, abbiamo il dovere di dimostrare che ne è valsa la pena, che chi è venuto prima di noi non ha combattuto invano, che ci ha lasciato un Paese certo complicato, certo litigioso e forse ogni giorno più diviso, ma un Paese in cui noi crediamo e in cui vogliamo continuare a lavorare sempre per costruire e mai per distruggere.

Perché, infine, è vero, è bello trovarci qui, è bello deporre le corone di fiori, ma abbiamo il dovere di trasformare questi momenti in qualcosa di più, proseguendo nella splendida eredità che ci è stata tramandata: quella di lasciare un mondo migliore di quello che ci è stato consegnato.

Michele Porretti